La Via degli Astronauti
Ep 2011 - Hardcore, Screamo, Afro-beat

Ep

L'hardcore e il post-hardcore hanno sempre parlato chiaro. Pane al pane e vino al vino, pochi fronzoli, e ci è sempre piaciuto così. E qui abbiamo un esordio, quello dei napoletani La Via Degli Astronauti, che non le manda a dire. Musicalmente è una band grintosa, qualche buon riff di chitarra in stile Fugazi ("Storia di L M") e una discreta capacità di rendere vivo il rumore, dargli profondità e riuscire anche a toccare punti emotivi interessanti ("Storia di un inverno"). Nel brano di apertura fa capolino anche un sax tenore, perfetto per sparigliare le carte e farci ricordare i Morphine.

Il modo di cantare degli Astronauti è spavaldo quanto basta, colpisce ma è molto - troppo - vicino a quello di Pierpaolo Capovilla. Stessa volontà di parlare alla pancia, stessa abilità di catturare l'ascoltatore con un tono recitativo, il che è un bene. Certo, quando urla "Me ne vado a suonaaaaaareeeee", viene in menta la "Tereeeeesaaaaaa" di Capovilla. Insomma, in più punti sembrano una copia del Teatro degli Orrori senza avere, però, lo stesso spessore nei testi: la denuncia è fine a se stessa, il dolore poco sentito, il grido di rabbia è quello di chi non ha nient'altro da fare e, in sostanza, si annoia. E se fosse davvero questa la tensione che si respira all'interno di queste "Storie" vorrebbe dire che il gruppo ha fatto il suo dovere. Ma nessuna affonda davvero, l'unica storia degna di nota è quella di un alcolizzato che vive in un parco e in mancanza di un giusto riconoscimento per la sua musica si mette a defecare di fronte agli astanti, dichiarando tronfio "Rispetta la merda" ("Storia di Ferro e Defecazione").

Insomma, vi possono piacere le provocazioni, la merda d'artista e i toni forti alla Bukowski, ma non sempre è sufficiente. Posso dirvi che questo Ep stupisce, certo, ma lascia poca voglia di rimettersi all'ascolto.

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