Ray Daytona & Googoobombos
Space age traffic jam 2001 - Rock'n'roll

Space age traffic jam

Dopo due anni dallo sfavillante esordio, Ray Daytona & The Googoobombos tornano sul mercato con un nuovo album che segue le orme del precedente cd: molto surf, una spruzzata di garage e molto pulp - in senso ‘tarantiniano’ - per rendere omogeneo il tutto. D’altronde un titolo come “Space age traffic jam” la dice lunga sui ritmi che caratterizzano queste 15 tracce, tra strumentali e cantate. L’iniziale “Scrambler” è un biglietto da visita esplicito per chi subirà il fascino del combo torinese per ‘la prima volta’; per tutti gli altri, invece, una semplice (?) conferma dello stile che già, inequivocabilmente, aveva caratterizzato l’esordio sulla lunga distanza.

E a dirla tutta ci aspettavamo qualche ‘variazione (significativa) sul tema’, in modo tale che in sede di recensione, e quindi d’ascolto, si potesse riflettere sull’evoluzione sonora della formazione. Certo siamo consapevoli che le possibilità di innovazione in un genere come quello del surf siano ridottissime, e forse ciò che conta è l’approccio e l’attitudine nei confronti della materia. Allora, in un caso del genere, possiamo ritenere pregiato il dischetto in questione: nessun brano vi deluderà, anzi farete fatica a interrompere il raggio laser del vostro lettore (in altri tempi si sarebbe detto la puntina del giradischi, ma questa è un’altra storia).

Al contrario, chi già è esperto in materia, faticherà a trovare spunti interessanti, o perlomeno significativamente originali (ma poi chi lo dice che l’esperto è in cerca di ‘spunti interessanti’?). Il mio parere è che “Space age traffic jam” sia un’opera che meriti comunque consensi, perché la musica contenuta qui dentro è assolutamente ‘root’ (“Eggs & bones”, “Thunder ass”, “Daytona demolition derby” e “Big George” per fare degli esempi), ma quello che manca è il famoso ‘effetto sorpresa’, tanto luogo comune quanto indiscutibile verità.

Tuttavia voglio darvi un consiglio: agite senza considerare tutte le ‘sovrastutture filosofiche’ di questa recensione, poiché spesso la (presunta) critica osserva (e ascolta) con troppo mestiere, senza trovare mai il giusto punto di vista (e d’ascolto).

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.