Diego Leanza
I 2011 - Cantautoriale, Pop rock

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Diego Leanza ha alle sue spalle una grande esperienza musicale. Ci troviamo di fronte ad un chitarrista talentuoso. Come cantautore però, lascia davvero a desiderare. Palese imitazione per colleghi connazionali: i Negrita di "Reset" come stella polare, Litfiba e Ligabue come ipotetici compagni di viaggio. Il suo è un immaginario sporco, rock'n'roll, al limite del trash, ma è palese l'impossibilità di fuoriuscire dal recinto spinato da lui stesso costruito. E se poi "parte" per l'estero, i riferimenti agli Stones mutano in dei rantoli e le schitarrate alla Kravitz diventano fin troppo ingombranti.

Il musicista napoletano sembra rifugiarsi in un passato comodo e lontano. Rassicurante. Non è retrò e nemmeno vintage. E' melanconico. Pura tristezza. I richiami agli aurei periodi del classic rock proseguono inesorabili. Una pallida prova di un chitarrista che si cimenta nella scrittura di brani originali. Affatto divertenti e con sporadiche intuizioni mai graffianti. Composizioni banali. Sentite e risentite. Troppi idoli e tanta voglia di emulare.

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