Penny Press
Regent's Park 2011 - Pop, Alternativo, Acustico

Regent's Park

L'ho ascoltato e riascoltato il "Regent's Park" dei Penny Press e ancora non riesco a capire se mi piace o no. Il problema è che se mi piace è perché mi assomiglia a qualcosa che amo e che se non mi piace è per lo stesso identico motivo. Infatti i Penny Press mi hanno fatto tornare la voglia di ascoltare Dente, Le Luci della Centrale Elettrica e i primi Baustelle e non so se questo sia un bene per loro. Credo che il loro unico problema sia stato essere arrivati dopo qualcuno che ha fatto le cose meglio, tutto qui.

I testi sono poetici e ficcanti, ma è come se mancasse quella stonatura personale che mi fa credere che faranno strada. L'uso poi della doppia voce maschile e femminile, sentita e risentita, sarebbe assolutamente da evitare visto la timbrica da scolaretta di Mara Cefalo, che invece di esaltare alcuni passaggi poetici, li imbruttisce all'inverosimile. Insomma ci vuole personalità, ce lo insegnano Rachele Bastreghi e Alessandra Contini.

L'uso del synth? Anche questo già sentito, pure troppo, visto che è dai primi Baustelle che non riusciamo a levarcelo di torno. Vero è che se prendi come punto di partenza una certa musica cantautorale degli anni '60, poi là vai a finire. Ma la differenza tra un artista e un Artista sta proprio in questo, partire da una punto e andare a finire dove gli altri non si aspettino che tu vada. Qua sinceramente manca quello che io chiamo il timbro di fabbrica. "Regent's Park" è un lavoro piacevolissimo, ma poco di più.

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