We, the Modern Age!
EP 2011 2011 -

EP 2011

La brit-invasion non si è mai placata, quindi è più che comprensibile il proliferare di gruppi emuli. Di certo non originali e non troppo creativi. Il brindisi, o per meglio dire il “Cheers”, dovrà quindi aspettare

Nostalgia brit-pop attualizzata con attitudine indie. Invasioni (barbariche) di hooligans. Union Jack sventolanti, pinte di birra levate al cielo e immancabili cori da stadio. Ci troviamo forse a Manchester, o più correttamente, a Madchester? No, e neppure a Londra, bensì in quel di Varese. In una sala prove dove quattro ragazzi “invocano” ogni notte i loro paladini del rock. Suonano dinanzi ai poster di Paul Weller, dei fratelli Gallagher e dei più giovani Pete Doherty e Alex Turner.

In scaletta, in questo “EP 2011”, aprono con “Fireworks”, una pseudo b-side in stile Oasis periodo “Be Here Now”. Si procede con “The colours, the fiction and everything else”. Qui giocano ai Libertines, tentando l’imitazione tramite l’uso delle stesse chitarre e della somiglianza del timbro vocale. “LUA”, il terzo brano, è un sunto molto orecchiabile e ben riuscito del campionario Arctic Monkeys. In “Take me home” invece, pezzo decisamente mediocre, rinveniamo echi di Stone Roses, che proseguono anche nella traccia successiva, insieme a citazioni sonore dei Jam e dei Joy Division.

Visto e considerato - e conteggiato - le band che ho menzionato, potremmo valutarlo come un album di cover o un omaggio ad artisti amati. We, The Modern Age!, di certo non sono anacronistici: la brit-invasion non si è mai placata, quindi è più che comprensibile il proliferare di gruppi emuli. Di certo non originali e non troppo creativi. Il brindisi, o per meglio dire il “Cheers”, dovrà quindi aspettare. Knebworth anche.

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