Atterraggio Alieno
Il Disgelo 2012 - Lo-Fi, Acustico

Il Disgelo

Dieci tracce che esprimono un cantautorato semplice, sincero, spontaneo.

“Il Disgelo” è un acquerello di Paul Klee, dalle tinte pastello delicate, morbide, ma dai contorni decisi. Una poesia di Cortazar, nella quale ci viene svelata con preziosa essenzialità la dolciastra illusione dell'amore. Un film di Pasolini, senza eroi, senza trame sensazionalistiche, senza vincitori, dove gli unici protagonisti siamo noi, quelli dal vissuto - all'apparenza - non sorprendente. Un libro della Arendt, dove vengono messe a nudo le debolezze umane, senza troppi sconti e analisi macchinose. “Il Disgelo”, secondo lavoro di Francesco Falorni, in arte Atterraggio Alieno, potrebbe essere l'insieme di tutto ciò: un disco che parte da storie ordinarie per approdare all'evento straordinario, in tutta la sua genuinità e convenzionalità. Comincia a sfiorare emozioni universali per arrivare a toccare il (nostro) particolare.

Dieci tracce che esprimono un cantautorato semplice, sincero, spontaneo. Voce delicata e gentile, leggeri arpeggi di chitarra, piccoli assaggi di fisarmonica, piano, violini e banjo - in “Nero Petrolio” e “Disgelo” - sono gli elementi utilizzati per creare una bellissima atmosfera eterea, incorporea, inafferrabile. Ballate dolcissime (“Saremo ricchi amore”, “Cervello Lo-fi”, “Alaska”, le migliori per testo e melodia) predisposte a traghettarci in una dimensione ovattata, calorosa, senza forza gravitazionale. Trentanove minuti pronti a osservare i nostri silenzi più profondi e celati. Non si riesce ad evadere da questo mondo “alieno” neanche con i pezzi leggermente più incalzanti, “Nero Petrolio”, “Disgelo”, soffici ventate d'ossigeno, che convincono con più intensità a rimanere ancora per un po' in questa galassia lontana, ma cosi familiare.

Nel “Il Disgelo” non troverete la scintilla della rivoluzione, pronta a scardinare i paradigmi del cantautorato anni zero (Dente, Brunori, Dimartino, per citarne alcuni) ma è un disco di quelli che restano, di quelli che ti si posano dentro, continuando a darti piccole dosi di qualcosa di sé. Un soffuso, pregiato intimismo introspettivo. Una volta provato, diventerà difficile farne a meno.

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