Pierpaolo Lauriola
Polvere. 2011 - Cantautoriale

Polvere.

Otto brani in versione acustica ed elettrica. Un cantautorato incerto ma sincero. Marco Parente e Vasco Brondi. Marlene e Verardi. Prova convincente.

Otto brani moltiplicati per due, questa la formula utilizzata. Simmetrie strutturali. Otto pezzi in versione acustica e i rimanenti in chiave elettrica. Le due facce della medaglia. Le due parti inscindibili di un’anima dedita al cantautorato e alla poesia. L’apparente quiete e il tormento rivelato. Il razionale e l’irrazionale. Intimo e sfrontato. Così Pierpaolo Lauriola tenta di far emergere dal già ricco panorama musical-letterario, il suo primo album dal titolo “Polvere.”.

Marco Parente e Le Luci della Centrale Elettrica che s’incontrano, si trovano e si capiscono. A volte si fraintendono, si voltano le spalle e restano in silenzio. La prima parte del disco è caratterizzata nettamente dai due artisti appena citati e da questa immagine, e i risultati ottenuti da Lauriola non sempre sono convincenti. Atmosfere, accordi, arrangiamenti: ogni elemento sembra evocarli, ma in quanto a intuizioni, Stile, Poesia e capacità di arrivarti diritti allo stomaco, il nostro ha ancora tanto da imparare. Anche Colapesce figura tra gli ascolti prediletti, o perlomeno la sensibilità e la dolce naturalezza nell’esprimere concetti e sensazioni, ricordano, in alcuni passaggi, quelle del cantautore siciliano.

Nella restante parte della tracklist, Lauriola rielabora in “chiave elettrica” gli otto brani precedenti, arricchendoli, colorandoli. Rendendo il tutto più terso, a fuoco e al contempo più ruvido e “sporco”. Ovviamente, anche l’interpretazione cambia. Si modula, s’innervosisce e si libera. Urla soffocate e versi e parole come singhiozzi. Qui, l’impronta dominante è quella firmata Marlene Kuntz. C’è l’uso di un linguaggio ricercato, con termini desueti, aulici, uniti/fusi ad ambienti sonori che richiamano inequivocabilmente gli stilemi della band cuneese. Amerigo Verardi, invece, sembra aver indirizzato e influenzato il cantautore milanese in materia di attitudine, di approccio alla composizione.

In conclusione, c’è una buona capacità di scrittura e di “intendere” il brano, di sintetizzare le bozze in tre minuti e mezzo-quattro di canzone. È un cantautorato insicuro, impreciso e alcune interpretazioni confermano questa condizione di precarietà. Nitide prove d’incertezza, soprattutto per quanto riguarda il canto. Le composizioni più felici sono quelle in cui si ha l’impressione che Pierpaolo chiuda gli occhi e cominci a suonare e cantare isolandosi dalla contingenza. Sorvolando le cose e le persone, per raccontarle e raccontarsi. Non troverete quindi brani clamorosi, rivelatori, ma non si tratta assolutamente di un album da buttare o da dimenticare. Una prova convincente da sufficienza piena.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.