Una grotta piena di geroglifici e allucinazioni: grossomodo, così descrivono il loro ep, questi sarcastici sabotatori rock. A “Pastorale”, opener ferina e surcodificata, è affidato il compito di tracciare le linee programmatiche del disco, tra post-punk, hardcore e in ultima analisi una miscela tra Zu, Melvins e slanci fugaziani.
Spoken word debordante nel quasi grammelot in “Regime”, logorroica declinazione antipolitica di materiali post-hardcore, tra Negazione e cronaca calcistica.
Salsa lounge da canicola, l’inizio de “E i parenti tutti” prelude ad un hard a la June Of 44, sghembo interludio circolare e caotico prima della chiusura (primusiana) di “Dentiera”.
C’è un’aria di smarrimento sottesa al disco, un po’ ironica un po’ dilettantesca, forza e limite, che da un lato promette veracità espressiva, dall’altro evidenzia un pieno work in progress per smarcarsi dalla derivazione, un attimo prima della maturità.
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