Dario Bonelli
Microorganismi 2012 - New-Wave, Indie, Pop punk

Microorganismi

Disco gradevole, ma che scivola via senza lasciare tracce.

Dario Bonelli è uno a metà. Come tanta altra gente, anche bella famosa, per carità, tipo i Negrita o i Subsonica. A metà fra indie e mainstream. È un gioco affascinante e bellissimo, un camminare su un filo sospeso sul vuoto, alla ricerca di un equilibrio perfetto con cui accontentare quasi tutti e in cui un movimento di troppo fa sbilanciare e cadere nel vuoto, nel brano sbagliato, nelle critiche di questa o di quella parte del proprio pubblico.

Ci vuole però un enorme talento per farlo. Bisogna essere in grado di produrre, magari non sempre, brani che restano nella memoria collettiva, dei classici: i Subsonica ci sono riusciti con addirittura tre album (i primi), i Negrita di meno, con  alcune canzoni come “Cambio”, “In ogni atomo”, “Rotolando verso sud”. Bonelli, dei succitati, forse avrà lo stesso e anche superiore talento (glielo auguro: ci guadagneremmo tutti), ma per ora non lo esprime.

“Microorganismi” è un album composto di brani gradevoli, che occhieggiano talora al brit pop, talaltra all’indie anni 90 italiano (“Club Discoteque” occhieggia ai Bluvertigo), talaltra ancora al pop rock USA degli ultimi tempi. Suono saturo, arrangiamenti che esprimono un discreto horror vacui, la ricerca di un certo impegno morale (“Pornocrazia” è ispirata ai festini di Arcore e pare un po’ in contraddizione con il video di “Corpo da reato” che esibisce la classica gnocca nuda. Ma non è certo questo il punto) non riescono per il momento a dare sostanza a delle canzoni che scorrono via troppo leggere, piacevoli, ma che non fanno scattare la voglia di risentirle, di ricantarle, di imparare a suonarle.

Sbaglierò, ma qui c’è un certo eccesso, mi pare, di piacionismo, che si esprime nella ricerca del suono che ha già fatto successo (non uno solo per tutto il disco, ma tanti, diversi per canzone) e che va a scapito della personalità dell’autore, soffocata dalla ricerca del preziosismo. Che però non è inedito, ma già sentito. A volte, giova ricordarlo, less is more. E può servire a trovare un’anima. 

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.