Dieci anni di carriera si sentono tutti nella compattezza di suono di questo EP dei bresciani Hell's Island, così come pesano sulla scelta del genere, un grunge vicinissimo a quello dei Soundgarden d'epoca, in un'atmosfera cupa e angosciante, che comunica immediatamente le tematiche affrontate nel disco: la solitudine, la delusione, la difficoltà di credere a un Dio avvertito come incombente e oppressore.
E' chiara la scuola da cui provengono tracce quali “Guilty of dying” e “Opaque solo”, anche quando si sporcano di metal in “Down again” e l'uso della voce, in questo caso doppiata, si avvicina a quello di Layne Staley; riserva poche sorprese anche il mantra irregolare di “Black painted circle”, nell'iniziale riff prog-metal alla Tool, con chitarre che si ingrossano gradualmente nello sviluppo del pezzo. L'esperienza c'è e si sente, peccato per lo stile, fin troppo riconoscibile e onestamente superato.
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