Strip In Midi Side
V.agra In Tasca 2012 - Rock, Alternativo, Electro

V.agra In Tasca

Un grande potenziale pop rock, soffocato da testi sempre sul filo della demagogia

Gli Strip In Midi Side sono pretenziosi, irriverenti, divertiti. "Ci mettono la faccia", ed è una gran bella faccia tosta. Per definire la propria musica hanno coniato il termine NeuroPop, ad indicare un "inconfondibile e originale" cocktail tra rock ed elettronica. Come se chitarre e sintetizzatori non si fossero mai incontrati prima. E se già l'apprezzato disco d'esordio anglofono veniva puntualmente accostato ai principali nomi della scena industrial ed electro-rock degli anni 80, Depeche Mode e Nine Inch Nails in primis, risulta coraggiosa, anche se non del tutto riuscita, la scelta di optare, con questo secondo lavoro, per la lingua italiana.

La formula sonora si mantiene grossomodo immutata, indebitandosi in questo caso con gli eredi nostrani delle sovracitate scene musicali: Bluvertigo e loro epigoni su tutti. E se anche in alcuni episodi la voce di Giotto sembra richiamare il lirismo impostato di Francesco Bianconi, sono soprattutto i vari Soerba, La Sintesi, Megahertz a riecheggiare maggiormente lungo tutta la durata dell'EP, sia nella formula sonora che nel timbro vocale, pur ibridandosi spesso con soluzioni e barriere sonore più prettamente tipiche dell'industrial.

Tuttavia, la scelta degli Strip In Midi Side di cantare nella lingua del proprio Paese sembra scaturire, più che da motivazioni artistiche, dalla ricerca di uno strumento di impegno sociale per poter cantare IL proprio Paese, e denunciare quel capitalismo assuefacente che sta causando la de-generazione di un'intera generazione di giovani. La band partenopea affronta temi di grande attualità (i social network, i recenti scandali del sexgate, la speculazione finanziaria), facendosi carico di una missione di denuncia e ribellione che sembra tuttavia perdere consistenza ad un ascolto più approfondito dei testi: metafore volgari ai limiti del demenziale ("Moody's già lo sa a chi la darà - Moody's deciderà chi se la farà") e refrain di una schiettezza fin troppo esplicita che finiscono per esaltarne il lato farsesco a discapito della sostanziale tragicità di fondo ("V.agra sempre in tasca - di ogni membro fa la Pasqua").

Se va dunque loro riconosciuta una certa nobiltà di intenti, appare molto alto il rischio che questa necessità di provocare a tutti i costi per poter convogliare un messaggio "rivoluzionario" finisca per impoverire l'opera musicale e ridurla a un'asettica base per un discorso politico e polemico sull'orlo del fuori luogo. Il mio, di discorso, lo lascerei comunque aperto, in attesa dell'album vero e proprio, in uscita a settembre, sperando che con la pubblicazione delle altre 8 tracce le idee di base riescano a fondersi e diffondersi in un tracciato un po' più consono al mezzo prescelto.

L'impressione generale è che dietro supponenza e demagogia si nasconda un grande potenziale. Forse quando smetteranno di credersi novelli Che Guevara e cominceranno a concentrarsi sulla musica, riuscirà ad emergere. Per ora, i SIMS ci hanno messo la faccia, "osando, lasciando una traccia". C'è solo da sperare che non la perdano.

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