Umberto Maria Giardini
La dieta dell’imperatrice 2012 - Cantautoriale

La dieta dell’imperatrice

Dopo Moltheni, dopo i Pineda, Umberto Maria Giardini si spoglia davanti allo specchio, si guarda intensamente e si svela come non mai.

L’Imperatrice si sveste dinanzi allo specchio, si guarda e si vede bella. La dieta non è che un espediente narrativo per raccontarsi all’Altro con voce ferma e consapevole. Come quella di Umberto Maria Giardini: mai la sua voce, infatti, è stata così nitida, mai le sue parole così eteree ma tangibili. Vera e propria luce. Spiritualità della canzone. Eleganza disarmante di versi e ritornelli che si lasciano cantare quanto “And I love her” dei Beatles (“Il trionfo dei tuoi occhi”). “Quasi Nirvana” quindi. E non è sanscrito, semplicemente non lo puoi afferrare né tanto meno raggiungere all’istante. Ascolta attentamente: parla del tempo che trascorri e che non vivi. Una non-storia raccontata con archi e voce in glissando per un happy ending solo a metà, purtroppo per te e per noi.

E lo spirito s’infiamma con “Il desiderio preso per la coda”. Il sound prende corpo e aggiunge carne su carne allo scheletro sonoro. L’istinto che fagocita l’intelletto, l’irrazionale che sbrana il razionale.

Giardini che vomita bulimico in “Discographia”, descrizione di un mestiere, di una professione qualunque, salariata male per giunta. E solo un’aurora leggera può ripagarlo e stimolarlo nuovamente. Che vadano gli altri a “battere” in ogni megastore! “Fortuna, ora” ci trascina in voragini sconosciute fino a toccare i fondali marini più remoti e colorati. In un crescendo che deflagra, un’esplosione di coralli che si protrae senza fine, brano dopo brano, parola dopo parola, nota dopo nota.

D’accordo, non è un disco dalle sonorità stravolgenti, eccitanti, amfetaminiche. È un album orgogliosamente lento nell’accezione più nobile, che include dunque qualità come ponderatezza e stratificazione, raffinatezza, senza risultare per questo prolisso. È un album che ti ferma, che induce alla riflessione, a scavarsi dentro e a sporcarsi le mani fino a toccare la bellezza.

Dopo Moltheni e “Ingrediente Novus”, dopo i Pineda, Umberto Maria Giardini si spoglia, si posiziona dinanzi allo specchio, si guarda intensamente e si svela come non mai. Lo stato di apparente immobilismo che ai più sembrerà pervadere l’intero disco, non è altro che una gabbia in cui Giardini ha rinchiuso tutta la sua grande tensione e inquietudine. Inquietudine poi sprigionata e rigettata volutamente sul finale dell’album, dove il cantautore implode in una profetizzazione sommessa. Ad affinare il post-rock e iniettare psichedelica liquida troviamo Antonio Cupertino, che affianca l’autore apportando un prezioso contributo e conferendo a “La Dieta dell’Imperatrice” delle sfumature cangianti, unendo dolcezza e acredine sonora. Un ossimoro sonoro lontano “Anni luce”. Un corpo celeste che brillerà di luce propria non solamente per questo autunno.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.