Busy Family
Advice for your next failure 2012 - Pop, Acustico

Advice for your next failure

Una bella famiglia che suona un bel folk anglo-americano.

Dissento da chi dice che la personalità si forma nei primi tre anni di vita o giù di lì. Neurologicamente sarà vero, non discuto, però a un livello più insondabile, emotivo, sentimentale, culturale, la verità è un'altra, e cioè che noi siamo la nostra adolescenza. Sì perché diciamolo, a parte qualche triste caso di quarantenni che guardano lo zecchino d'oro o di ventenni che non ascoltano musica e sognano il mutuo, a parte queste meste eccezioni ciò che indossiamo, ascoltiamo, leggiamo, guardiamo, rispecchia – in modo più o meno sano – quello che eravamo, o avremmo voluto essere, negli anni del liceo.

Non si spiegano altrimenti quel brivido sottile quando guardiamo di nascosto Dawson's Creek e l'affettuosa vicinanza ai personaggi di Ammaniti, non si spiega altrimenti perché ce la prendiamo così a male se il nostro gruppo preferito si mette a fare musica da grandi e non vuole più raccontarci le vacanza dell'ottantatré o del novantatré o del settantatré, se insomma pretende di rivolgersi alla parte di noi che è (dovrebbe essere) cresciuta.

Non si spiega altrimenti perché ci si scioglie così tanto il cuore quando ci imbattiamo in un disco che come questo odora forte di spirito adolescenziale. Sarà per la voce che alterna innocenza e indolenza, sarà per i testi ingenuamente romantici, fatto sta che queste canzoni starebbero a pennello in certi film teneroni tipo “Nick and Norah's Infinite Playlist” o “Submarine” - prego, a proposito di quest'ultimo, prendere “The Failure” o “Hugh Grant” e accostarle alla soundrack di Alex Turner. Non ci stonerebbero, vero? Come non stonerebbero insieme a Badly Drawn Boy in “About a Boy”, mentre in altri momenti - “On a night like this”, “You'll die”, “Peace at last” - ci si sposta nella provincia americana raccontata dall'alt-folk di Wilco e Decemberists. Con qualche digressione zingaresca (“Clyde Beatty”, “The Busy family”) a movimentare un insieme dall'impianto classico (sicuramente qui qualcuno aggiungerebbe un “troppo”), classicamente agrodolce, solare e ombroso come l'umore degli adolescenti sensibili.

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