Tre Allegri Ragazzi Morti
Nel giardino dei fantasmi 2012 - Pop rock

Nel giardino dei fantasmi

Una magia senza fine: il fanta-folk sciamanico dei TARM. 11 tracce da cantare come un esorcismo ai tempi brutti che viviamo. Ed è ancora Primascelta!

Per me, a livello proprio personale, è un miracolo e basta: come fanno non è dato saperlo, come ci riescono sempre intendo, a trovare (ancora) la voglia, la forza e le parole giuste per raccontare il Presente. Un'energia-creativa-senza-fine. E' da 15 anni che qui a Rockit vediamo gruppi promettenti e dotati bruciare carriere e spunti in un paio di dischi e poi trascinarsi senza dignità, con i TARM succede l'esatto contrario, senza dire che a ogni disco migliorano (non sarebbe corretto: ogni loro disco è una fotografia più o meno esatta del momento storico in cui è uscito), diciamo che col tempo si arricchiscono in sfumature e guadagnano in complessità (che vuol dire essere profondi e stratificati, non complicati). Altro che i semplici elisir di giovinezza, qui siamo proprio ai patti con qualche (buon) diavolo.
Qualcosa come una Magia Senza Fine. 
Già, disco dopo disco dopo disco riescono contemporaneamente e in egual modo a sorprendere e a confermare quello che ti aspetti da loro. Sempre. Stupore/conferma. Ogni disco è uguale ma diverso al precedente, capisci che sono sempre loro ma ogni volta è come se facessero uno-dieci-cento passi di lato a raccontarti il (loro? nostro?) mondo, con forme e modi inaspettati. Come essere fedeli a una linea che non solo non c'è (più) ma, come sappiamo, si è dilatata fino a collassare in questo eterno presente in cui i fantasmi del passato banchettano con le sirene del futuro, in cui ragazzi scomparsi ma in verità ammazzati (la stupenda 'I cacciatori'), convivono con ragazzi sfiduciati al bar (“c'è un'aria strana quando vado al bar/sembra un raduno di supereroi/supereroi andati in pensione pieni di ricordi a 20 anni”).

No, non è decisamente un bel momento questo in cui viviamo, ma i TARM non si limitano solo a cantarlo, perchè i TARM sono come gli stregoni che usano la musica per ricostruire e Davide è uno sciamano connesso con le energie vitali e profonde e insondabili del mondo disastrato e impaurito in cui viviamo. Un mondo in cui la Bellezza è rinchiusa (o ammazzata) e il dolore è strisciante. E però. E però resta accesa la speranza, la forza vitale del “ci libereremo presto dei tuoi orribili oracoli neri”.

D'altronde ce l'avevano detto già: siamo tutti primitivi del futuro, e queste sono le canzoni che la nostra tribù canta quando trova una via d'uscita alla solitudine delle proprie stanze, davanti agli schermi accesi, i nervi tesi e la voglia di urlare “alle anime perse dovremmo dare un tetto, ai corpi senza pace offro il mio letto”.

 

Già, forse è proprio questa la magia per cui i TARM sono probabilmente il gruppo italiano più importante degli ultimi 20 anni: per la costanza, la longevità e per il lavoro enorme che stanno facendo sulla musica tradizionale italiana, sia a livello di ricerca che di contaminazione e sperimentazione. Partiti dal teen'n'roll degli inizi hanno percorso tutta la parabola, come un ragazzino che (appunto) matura, senza invecchiare mai. Dentro questo disco ci sono il raggae e la tradizione cantautorale italiana, il pop e la musica africana, il western e le filastrocche per bambini. Viene da chiamarlo fanta-folk, un fanta-folk-sciamanico, un folk da mondo immaginario, un folk per l'Italia del 2013.

 

Per dire, prendete la bellissima 'Le anime perse', è come '4 marzo 1943' di Lucio Dalla mischiata con 'Serenella' di Alberto Camerini e risuonata dagli Africa Unite. Una filastrocca raggae che fa venire i lacrimoni agli occhi (anche perchè una canzone che dice “si disperava perchè/aveva sempre fame/dei baci che non aveva più/e che erano come il pane” vince tutto a mani basse).

 

Far convivere gli opposti per sfuggire alle definizioni, prendersi gioco degli ossimori, come disegnare e poi vivere un nuovo mondo che ha bisogno di trovare un nuovo lessico. Neo-rurali-urbani, neo-folk, primitivi del futuro (appunto), tradizionali quasi antichi ma profondamente radicati e aggiornati all'oggi. Per trovare riferimenti visivi, questo 'Il giardino dei fantasmi' potrebbe essere la colonna sonora ideale per il lavoro fotografico di Lucas Foglia sulle disperse comunità neo-rurali americane o, ancora di più, quella meraviglia che è 'Wilder Mann o la figura del selvaggio' di Freger Charles.

 

Per dire, continuare con i paragoni facili: fossimo in America sarebbero i Green Day, ma siamo pur sempre in Italia e bisogna sempre fare i conti con quel (poco) che c'è, d'altronde “in Italia i tempi sono da elefanti, chi ce la fa non ascolta la mia musica...” e ormai sono 20 anni che Kurt Cobain è morto. Di tempo ne è passato tanto, ma il mio io-ventenne è ancora seduto qui, nel mio giardino dei fantasmi, a ridacchiare come un somaro e confermarmi che :

 

"come mi baci tu / non lo fa nessuna / che sia sotto il sole o sotto la luna / come mi abbracci tu / non l'ha mai fatto nessuna / forte come due ma sei solo una / come mi accendi tu / non lo fa nessuna / l'ho sempre saputo / è la mia fortuna / come m'hai visto tu / non m'ha mai visto nessuna / non m'ha ascoltato nessuna / non m'ha incontrato nessuna / non m'ha cambiato nessuna / non mi conforta nessuna / non mi desidera alcuna"

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.