Società Per L'industria Del Freddo
Errori 2013 - Rock, New-Wave, Alternativo

Errori

Schitarrate potenti e distorte sin dall'attacco e la presenza di Appino che conferma la mancanza di qualcosina in più.

Schitarrate potenti e distorte sin dall'attacco, poi, testi in italiano per un cantato melodico. In sostanza, rock sintonizzato sui Novanta. Bastano pochi secondi per descrivere i Società per l'industria del freddo, tanti ne sono bastati anche al brano d'apertura "12 secondi sintetici" per mettere le cose in chiaro sul sound della band.

Un debutto da dieci brani per un quartetto toscano che si allinea alle tendenze di un rock alternativo e potente, stile Verdena degli esordi, Ministri fino a toccare alcune sfumature che ricordano gli Zen Circus. Scorrendo la scaletta del disco è evidente che l'impianto sonoro resta sempre lo stesso con le dovute eccezioni, ad esempio "Sintomi o follie" dove la velocità diminuisce, il ritmo rallenta e l'atmosfera diventa più malinconica e meno rabbiosa. I testi si aggirano tra temi introversi, a loro modo noir, in bilico tra nichilismo e malinconia ("Nel niente" e "In te" gli esempi migliori). La voce è chiara, ha un timbro ben definito, ma le linee melodiche rimangono quasi sempre identiche, il sound lo stesso, anche il featuring di Appino (alla chitarra e sintetizzatori) nell'ultima traccia, "Zossener Strass", non sposta di molto l'effetto finale.

Si sente che qualcosa in più c'è, ma non è stato ancora espresso a dovere. Avrei apprezzato un po' più di varietà, quell'elemento inaspettato, qualche nota fuori posto e spiazzante. In definitiva: è tutto così geometrico che alla fine sembra di essere stati imprigionati in un quadrato rock dal quale non si può uscire. Vedremo se ci riusciranno in futuro.

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