"L'alveare" è il terzo sorprendente lavoro de Le Maschere Di Clara. Sono facilmente identificabili le radici della band che alterna le melodie dei primi Mars Volta al sound dell'Ipecac di Mike Patton. L'influenza del leader dei Faith No More è inoltre ben riconoscibile in alcune stravaganze vocali del cantante Lorenzo Masotto.
La sezione ritmica è impeccabile, creativa e ricca di incastri basso/batteria che tengono continuamente vivo il groove. Il lavoro di Bruce Turri dietro alle pelli è degno di ulteriore nota; è spesso il protagonista, ma non precipita nel benchè minimo calo di stile neanche quando ha un ruolo secondario. È indubbiamente il cuore pulsante e il maggior punto di forza della musica del trio veronese.
L'album si apre con "Rasoi Di Seta", un recitato in crescendo che trova il suo apice in "A Se Stesso", traccia che inaugura ufficialmente il disco all'insegna della pesantezza. È con "Il Fu Mattia Pascal" che il disco diventa ufficialmente un susseguirsi di scelte imprevedibili; qui la classica e la lirica si fondono col progressive, il tutto velato da un disordinato approccio punk. Più che mai presenti, in "Collezione Di Sabbia", sono gli interventi di rumoristica che donano ulteriore ruvidità al basso granitico e ad un violino maleducato. L'album si conclude con uno dei suoi pezzi migliori, "Fatti Non Foste A Viver Come Bruti" che nei suoi sette minuti ci propone un sunto strumentale di ciò che abbiamo trovato nel disco: introdotta dal celebre passaggio de "La Divina Commedia", passa dal prog metal dai tratti sinfonici dell'intro ad un botta e risposta tra gli strumenti che sembra spegnersi e riaccendersi fino a consumarsi completamente e porre la parola fine al disco.
"L'Alveare" è una continua sorpresa, un lavoro che va apprezzato nella sua completezza per non perderne le dinamiche curatissime tra un pezzo e l'altro.
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