Hanno fatto passi avanti e questo disco, a poco più di un anno dal primo lavoro, lo dimostra. C'è una sfrontatezza di fondo, nella musica, nelle parole scelte e nel cantato, che quasi li accosta agli Zen Circus. Sarà anche la zona di provenienza.
I Filarmonica Municipale La Crisi sono passati da una patchanka combat a un mix di cantautorato anni '60-'70, curato e spesso sorridente, e di inserti più arditi, con gocce di synth pop che si fondono con trombe e tromboni. Il risultato è un rock che racconta storie, supportato da una bella voce narrante (come in "Sono io l'Educatore" ) e parecchie chitarre acustiche. Un brano come "Cannibali" segna la vena più sperimentale, che strizza l'occhio ai colleghi di oggi con la citazione, chissà se voluta, "un altro po’ di te, in mezzo ai denti" (ricordate "Beato Me" di Dente?). C'è pure la crisi di mezza età, chi non l'ha mai avuta? ("Una violenza inaudita"), quasi crudele a mo' di turpiloquio, ma con un andamento allegro scandito dai fiati. "Ti sei fatta male" è una ballata in strofe che parla d'amore e nuovi media, almeno nelle prime intenzioni.
L'impianto etnico, complici anche i fiati, resta. Ma con un'attitudine diversa rispetto agli inizi. Sono più sicuri di quello che fanno e, anche se non tutte le canzoni girano come dovrebbero, si sentono l'impegno e la determinazione, che non fanno mai male. Meno teatrali, più veri, possono comunicare qualcosa anche a chi non digerisce il genere.
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