CANEBIANCO
INTIGNATO 2013 - Rock, Folk, Punk rock

INTIGNATO

Disco della rabbia e dell'indignazione. Speriamo non sia fine a se stesso

Ascoltare “Intignato” dei Canebianco è come passare una serata tra amici, seduti su un divano tra birra, bicchieri di vino e sigarette, dove alla fine inevitabilmente si comincia a parlare di politica. Il risultato di quelle discussioni è il disco intero e questo è il suo pregio e difetto.

Se si potessero sentire all’unisono gli undici brani costituirebbero un solo grido indignato, disperato e rabbioso contro l’indifferenza. È il disco della nostra epoca, ne attesta le difficoltà e la sfiducia, vorrebbe afferrare il collo della camicia e cominciare a strattonare uno per uno tutti quelli che incontra, gridandogli in faccia di svegliarsi e di reagire. È chiaro che lo scopo non sia quello di mettere in mostra le capacità dei musicisti, ma piuttosto quello di far passare attraverso la musica un messaggio preciso di “ribellione”.

“Le regole del gioco” mette subito in discussione i princìpi di una società che evidentemente non funziona e canta la necessità di “bruciare le regole del gioco” per riprendersi la propria autonomia. Musicalmente si muove veloce con la batteria ritmata che non si ferma mai. “L’ubriaco” è più melodica e quasi folk, e se Baudelaire diceva che bisognava sempre essere ubriachi “per non sentire l’orribile fardello del tempo”, per i Canebianco l’ubriachezza serve ad essere autentici, perché l’ubriaco se ne frega del buon senso, dice tutto quel che pensa. “Se fossi” attira subito l’attenzione perché sembra di ascoltare “Smells like teen spirit” dei Nirvana in versione acustica e al rallentatore, con un testo adattato al resto del disco, è un modo per immaginarsi in una posizione importante e poter sovvertire i luoghi comuni (se fossi Dio abolirei le religioni o le rockstar le manderei tutte in miniera a lavorare), ma la ripetizione di sex, drugs and rock ‘n’ roll la conclude nel modo più banale possibile. “Social network” è un invito a ritrovare i rapporti più autentici uscendo dalla rete. “No time” è diretta agli indifferenti finalmente in modo più eloquente, perché l’esperienza ci ha insegnato che chi sbaglia ci ha provato, ma chi aspetta vegetando resta immobile a digiuno, è bisogno di agire e di farlo subito, di non restare a guardare. “Tempi duri”, lo dice il titolo, sono tutte le difficoltà di vivere nell’epoca moderna, dove non c’è più l’allegria, non c’è più fantasia. L’apertura alla speranza in un’era nuova arriva in “Dissento”, ma il cambiamento si realizza solo con l’azione (“Sveglia”).

Insomma i presupposti non sono malvagi, c’è il contenuto e c’è anche una forma musicale tutto sommato piacevole. La cosa importante però è che quelle inutili chiacchiere tra amici si traducano in qualcosa di concreto e tangibile. Troppo spesso dopo una serata di discussione si ritorna alle solite abitudini quotidiane. Chissà se sarà così anche dopo aver ascoltato questo disco...

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