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SONATINFORAJAZZFUNERAL 2013 - Sperimentale, Psichedelia, Alternativo

SONATINFORAJAZZFUNERAL

Ispirazioni e ambizioni importanti, risultato all'altezza.

In effetti, se ci pensi, concettualmente il progressive non è nemmeno una cattiva idea: aprire gli orizzonti, non fissarsi nei tre minuti e tre strumenti e strofa-strofa-refrain-strofa-refrain-bridge-refrain della canzone-tipo, elevare le ambizioni, fare cultura... peccato per quelle aberrazioni che ne sono venute, ma la domanda che preme – ok, non è che proprio preme, ma la faccio lo stesso – è: si può parlare di progressive nel 2014? E soprattutto, si può suonare progressive nel 2014? E ancora più soprattutto, si può suonare progressive nel 2014 senza essere, come dire, ridicoli? Ebbene sì, almeno a giudicare da questo disco. Che non si compone di suite da venticinque minuti, non attinge a discutibili immaginari neoclassici e non sta lì a dire “guarda guarda, suono sette tastiere con una mano, il clarinetto con l'altra e la chitarra a quattro manici con i piedi”, ma può in senso lato e concettuale chiamarsi prog, data la chiara intenzione di non lasciarsi chiudere in nessuna definizione, di spaziare fra i “generi” e fare un rock colto, aperto a ogni tipo di influenza, musicale e non solo – si definiscono postmoderni e citano Kitano e Zerocalcare, Don DeLillo e Gordon Ramsey, Kafka, Shultz e Murnau – canzoni mutevoli e inafferrabili dall'approccio a tratti jazzistico, a volte più classicamente rock, quasi radiofonico, che flirtano con world, synth-pop e post-rock, (quasi) sempre comunque interessanti ed eleganti.

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