Non si può certo dire che dietro i Sinteika si nascondano dei pivellini imberbi in preda alla smania di spippolare con pulsanti e manopole come se fossero alla consolle di un’astronave intergalattica. Tutt’altro. A muovere i fili di questo curatissimo progetto indietronico su EP ci sono delle “vecchie conoscenze” della scena underground fiorentina come l'ex Pankow Paolo Favati, gli ex Brazil Riccardo Margarolo e Paolo Alfani, e la bella Lisa Kant (già cantante dei Fiamma Fumana). Come da pronostico, la somma di quattro scaltrezze artistiche, per altrettante sensibilità musicali, dà luogo ad una stimolante forma di “democrazia elettronica” che fa dell’ibridazione il suo punto di forza: gli interscambi vocali in italiano (liricamente non proprio irresistibili) del duo Kant/Margarolo s’inseriscono a meraviglia dentro la slot synth-analogica, di matrice ‘80/’90, magistralmente approntata dagli altri sodali, per quello che a tutti gli effetti si presenta come un ripristino di connessione tra musica leggera all’italiana (nell’accezione positiva del termine) e piattaforme elettroniche dall’innegabile respiro internazionale (che fu).
Impulsi elettrici, distorsioni metropolitane, vibrazioni cosmiche, storture claustrofobiche, contrazioni metalliche, slow motion bristoliani, radiofoniche sofisticatezze retrò e marcate ombreggiature new wave ingabbiano dentro un sonico altrove la componente più carnalmente pop del progetto, quella affidata alle voci, alla stessa stregua di un rosso cuore pulsante dentro un reticolo di transitors. Il tutto con garbo orchestrale e senza forzature gratuite, quasi a voler affratellare dentro il medesimo cortocircuito sonoro i Depeche Mode, gli stessi Pankow, i N.I.N. sotto sedativi, i Matia Bazar più futuristi e un pochetto di quel patinato romanticismo sanremese che ha riscaldato in passato migliaia di radioline tascabili (come del resto “Salvati”, “Un caso” e “Particolare” stanno lì a dimostrare).
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