The Vickers
Ghosts 2014 - Psichedelia

Ghosts

Psichedelia 2.0: una sbandata di quelle vere

Sì, è vero, i Vickers molti di voi se li ricordano quando facevano brit-rock, con la copertina coi mutandoni Union Jack, non era neanche tanto tempo fa. E allora perché in cima a questa pagina c'è scritto psichedelico? Che è successo? Ma niente, che vuoi che sia, una sbandata.

Di quelle vere però. Cominciata l'anno scorso con il 7" "She's lost"/"All I need" (entrambi presenti in questo album): poteva essere un azzardo, o sembrare un'operazione studiata a tavolino. Beh, ascoltate questo "Ghosts" se avete qualche dubbio, e sarà impossibile pensarla ancora così.

Perché la costruzione del suono, la rotta impostata per il viaggio in cui questo disco ci conduce, sono entrambe pazzesche, piazzano i fiorentini all'istante tra le migliori cose prodotte in Italia nel genere da formazioni di ultima generazione, proprio lì accanto agli Assyrians. Con i quali i Vickers hanno certamente qualcosa in comune, un'idea di technicolor dreams sicuramente più 2.0, contaminata non tanto con l'elettronica, come usa adesso Oltremanica, ma che fa girare gli elfi barrettiani ("I don't know what it is") ostinatamente su stessi, su solchi new wave ("All I need"), shoegaze ("Hear me now"), persino neofolk (i cori di "Ghosts"). Limitandosi a costeggiare il Paisley Underground ("Inside a dream") in favore di un ibrido decisamente più figlio dei nostri tempi.

Sognante, anche nostalgico sì, qualche volta ("Senseless life"), ma non necessariamente: quello dei Vickers è un viaggio turbinoso, e a tappe serrate ma mai faticoso, anche quando sembra indugiare un po' troppo ("Total war"). Un viaggio in cui il pulmino Volkswagen a fiori può trasformarsi in un attimo nel van nero di Tony Wilson, e magari anche in un'astronave, non per forza di marca Jefferson. E questo senza che gli interni dell'abitacolo cambino mai: cosa si veda dai finestrini, poi, ve lo lascio solamente immaginare. Vi dico solo che, perso completamente in ciò che mi passava davanti,  sono arrivato a fondo recensione senza nemmeno citare il mio pezzo preferito del disco, "It keeps going on and on": un autentico gioiellino.

Che dire? Avercene, di sbandate come quella dei Vickers.

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