Crazy Wasted
L'esercito dei PanDiStelle 2014 - Ska, Punk, Punk rock

L'esercito dei PanDiStelle

I Crazy Wasted e il Movimento Cinque Stelle. Una storia non proprio d’amore.

Del brand si era già impossessato, nel lontano 1993, in tempi di berlusconismo imperante (ma il berlusconismo è ancora imperante? No, il dibattito no!), Sergio “Radiogladio” Messina. Con “La vendetta del Mulino Bianco”, il rapper/produttore/giornalista/massmediologo/ecc ecc romano preconizzava una società massificata, sempre più devota al potere del tubo catodico. Passano vent’anni e i Crazy Wasted si riappropriano della metafora. Con un’altra visione. E un’estetica differente. “L’esercito dei Pan di Stelle” è una cavalcata ska di oltre otto minuti, energica quanto basta, introdotta da un piano in odore di “Let it be”, attraversata da slogan che sembrano urlati più da Mangoni che da Beppe Grillo e da schegge impazzite di diversa natura, se così si possono definire le citazioni di “Viva la gente” e “L’esercito del surf”. Fin qui niente di nuovo o particolarmente sorprendente, almeno fino a quando l’attenzione si sposta sulle liriche. Che hanno un solo compito: prendere per il culo i Cinque Stelle. Per evidenziare quelle che, secondo l’opinione della band piemontese, sono le loro contraddizioni.

I Pan di Stelle sono i grillini, “uno vale uno solo che uno è più uno degli altri perché in democrazia si sente un re”. E giù critiche alla gestione verticistica del movimento, alla democrazia via web fino alle accuse di fascismo (“la ricetta è vecchia si sa, corre da Predappio a Genova”). Un'invettiva pesante magari non sempre centrata, con un tot di ironia di contorno, degna di una vera e propria canzone politica, sia pur sui generis. Difficile credere che la premiata ditta Grillo/Casaleggio abbia avuto tempo e modo di ascoltare il tutto. Però sarebbe bello immaginare le reazioni. E comunque, nei panni di un attivista pentastellato, mi limiterei a una sana risata.

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