Luca Sapio
EVERYDAY IS GONNA BE THE DAY 2014 - Soul

EVERYDAY IS GONNA BE THE DAY
18/11/2014 - 09:45 Scritto da Silvio Bernardi

"Less is more": per un ritorno al soul dell'everyman

"Less is more", dice Luca Sapio presentando il suo secondo disco da solista, e non si può certo dargli torto. Perché, al contrario di ciò che credono tutti coloro che ad ogni pié sospeso si riempiono la bocca della parola "soul" (in tv ma non solo), in questo genere più alzi i toni, più ti atteggi, più la butti in caciara, più stai andando fuori strada. Non è solo perché hai i fiati e l'asse ritmico giusto che cantante e band devono fare a gara tra loro per chi grida più forte. Impara a stare al tuo posto, segui il flusso naturale del brano, non strafare.
 
Luca Sapio non ha la voce di un Charles Bradley, per dirne uno veramente bravo uscito di recente (dopo decenni di gavetta, però), non ha il carisma strabordante di una Hannah Williams o l'immagine scintillante di un Nick Waterhouse: ma ha capito l'essenziale, andare al sodo. Le canzoni, il suono, il mood: è tutto lì.

Il mood, un po' ombroso e tormentato, quasi più da bluesman che da soulman, e il suono, cesellato alla perfezione da un mago della black music come Thomas Brenneck, c'erano già, a dire il vero, nel suo esordio "Who knows". Ma in questo c'è qualcosa in più: la voce di Luca, che non rincorre più questo o quel maestro, ma si modella secondo quella che è la sua (e solo sua) lunghezza d'onda, provando (e riuscendo) ad emozionare senza cercare di essere altro rispetto a ciò che richiedono le sue canzoni.
 
Che ci sono, eccome, più che nel disco precedente: ad esempio la daptonianissima "Someone", azzeccato singolo e insieme manifesto ("someone who'll take me / as I am"), il clandestino r&b di "Lawbreakers", trascinato dal pianoforte, la liberatoria "Let it shine", che fa da contraltare alla cupa (ma conturbante) "Dark shadows".

E in generale, è proprio tutta un'altra idea di black music ad uscire dai solchi di questo secondo album di Sapio: l'esatto opposto di quella del virtuosismo fine a se stesso, dell'r&b plasticoso e anonimo dei Voice e X Factor di turno. Il soul, il blues, persino (andando a ritroso) il gospel non sono mai stati l'espressione di chi vuole essere showman a tutti i costi, ma sempre quella dell'everyman, dell'uomo comune. A condizione che abbia qualcosa da dire. Luca Sapio ce l'ha. E si sente, forte e chiaro.

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