Ispirazioni puramente d’oltreoceano per gli italianissimi White Opaco, che nelle dieci tracce di questo “Who’s Next” si dimostrano già abbastanza maturi e determinati. Le ambientazioni sonore di questo disco sono talmente impregnate d’americanità da non sfigurare come colonna sonora di qualche serie TV a stelle e strisce (“The O.C.” , “Chuck"), in particolare l’apripista “I Suppose”, che addirittura propone una bella parentesi bluegrass, o “Troubles”, il pezzo sicuramente più riuscito dell’intero album.
“Who’s Next” è complessivamente un condensato di sapori ricercati, conditi a volte con una buona dose di country, altre volte con passaggi puramente funk, a volte con un sapiente tocco di folk e altre con un pizzico di blues, il tutto costantemente in “salsa” pop rock. I colori di questo disco, poi, sono sempre caldi e disegnano paesaggi estivi, a volte afosi e desertici, come quelli riassunti nell’emblematica immagine di copertina.
Tra le influenze più ricorrenti ci sono certamente i Pearl Jam, presenti in diversi passaggi e prorompenti nella ritmata “Unbelievable Why”, e anche i Red Hot Chili Peppers, la cui lezione è evidenziata in diversi stacchi ritmici e di cui si sente fortemente la presenza in un brano come “Feel I Like It”. Ma anche Dave Matthews e la sua band hanno regalato ai White Opaco alcuni interessanti ingredienti, come ad esempio il gusto orecchiabile ma anche raffinato per i ritornelli cantabili (su tutti restano particolarmente impressi quelli di “Maybe” e di “I Don’t Mean A Thing”).
Un plauso quindi a Gabriel Guarneri, Gianluca Genova e Cristian Falzone per il lavoro che hanno saputo produrre, che non farà gridare al miracolo per originalità, ma che supera brillantemente i compiti prefissi.
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