Roslyn
Gocce 2014 - Rock, New-Wave, Indie

Gocce

Un disco che non colpisce davvero

La Puglia sta partorendo realtà musicali che lo stivale intero dovrebbe invidiare. Band emergenti quali Two Left Shoes, ad esempio, hanno fatto parlare di questa meravigliosa terra in termini entusiastici. Nel caso del terzetto di Trani, i Roslyn appunto, non ci è dato scrivere con la stessa foga ed empatia. Con questo disco uscito sul finire del 2014 – una sorta di concept sull’acqua - , prendono a prestito gli stilemi della new wave e del rock italiano tout court, per confezionare dieci brani assolutamente tautologici che scorrono come quell’elemento naturale a loro così caro (l’acqua, appunto), non appagando però, nell’ascoltatore, quella sete di buona musica con la quale ci si predispone all’ascolto. Il problema, con dischi come questo “Gocce”, non è tanto il fatto che “puzzi” di derivativo lontano un miglio. Del resto, chi può permettersi, oggi, di fregiarsi di una sorta di marchio di originalità? E non è neppure che suoni in modo poco organico e sbilanciato (proprio a livello di suoni).
Il problema che riguarda chi si cimenta a sviscerare questo lavoro, è proprio quello di trovarsi di fronte ad una sequela di brani senza mordente, brani che da qualsiasi parte li si prenda, non coagulano emozioni, non scoprono nervi. Nonostante i tre si prodighino oltremodo nel proporci la loro versione dei fatti, l’encefalogramma di ognuno dei pezzi contenuti in questo esordio, risulta inesorabilmente piatto.
Linee vocali sempre uguali - intercambiabili in ogni brano -, arrangiamenti che non costituiscono quasi mai un valore aggiunto ma che anzi, in alcuni casi, peggiorano la resa finale, testi che non evocano, parole che non suscitano, sono tutti elementi che contribuiscono a farci propendere per un inesorabile pollice verso. Unico sussulto degno di menzione, si registra all’altezza della traccia numero nove (“Le fresie”), dove un arrangiamento azzeccato di fiati contrappunta il cantato di Enzo de Gennaro a suggello di un brano che si eleva sopra la media. E dispiace, senza retorica alcuna, dover scrivere recensioni come questa, perché oggi come non mai, le realtà indipendenti del nostro paese necessitano di essere supportate, ma di fronte a cotanto immobilismo emotivo – da parte della scrivente – non si può far finta di nulla.

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