Sawara and the Blackphelps
Il Tempo Supplementare 2014 - Cantautoriale, Acustico

Il Tempo Supplementare

"Tempo supplementare" è un disco molto bello. Adatto a chi vuole ascoltare e non limitarsi a sentire.

Se il mondo – il nostro mondo – andasse più piano, se avessimo il tempo di assaporarne il torpore, se, finalmente, decidessimo di ascoltare e non di sentire. Se tutto questo fosse possibile, allora la nostra colonna sonora sarebbe colma di suoni come quelli generati da Sawara and the Blackphelps. E da cupe vampe, da suggestive lentezze, da testi sofferti.

“Il tempo supplementare” è un esordio sorprendente, immerso in mezz’ora di cantautorato evoluto, ricco di dettagli da scoprire, di vita. Di chi appartiene a tutto e a niente, di chi adora soltanto i colori dell’autunno ma è rosso dentro, di chi “Gray is on my head”. Tavolozze acustiche a chiudere il cerchio, scosse elettriche a squarciare le nubi, un ukelele a spezzare gli equilibri, la voce ieratica e declamatria di Fabio Agnesina (responsabile di testi e musiche) intenta a cucire e ricucire con l’aiuto dei cori di Chiara Pezzotti. E giù a filosofeggiare, o qualcosa di molto simile, su oscurità, volteggi, desideri inutili, notti da accarezzare, danni da riparare, a infilare un omaggio (consapevole? Chissà!) al Bob Dylan di “Blonde on blonde" (come non notare l’affinità tra le frasi “Stonarsi è resistere” ed “Everybody must get stoned” cantata da Mr. Zimmerman in “Rainy day woman nos. 12&35”?). Di certo, la lentezza, quel grigiore latente in grado di richiamare un certo senso di angoscia e al tempo stesso di rinnegarla tenendosene a distanza di sicurezza, rendono “Il tempo supplementare” un disco oggettivamente bello, costruito su misura per chi desidera andare piano, per chi vuole ascoltare e non limitarsi a sentire. 

 

 

 

 

 

 

 

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