LoStraniero
Uomo mangia uomo 2014 - Rap

Uomo mangia uomo
21/02/2015 - 09:00 Scritto da Francesco Fusaro

Lo Straniero rappa con la confidenza di quelli che sono sempre stati lì a fare la loro cosa

Sembra il ’98 ma nel migliore dei modi. Intendo il sottobosco del rap italiano in questo momento, a cavallo fra 2014 e 2015. Succede però sempre così se ci pensi; c’è l’ubriacatura e dopo c’è sempre voglia di prendersi un periodo di pausa, ci si dice “Diamoci una calmata” come Savonarola. Ne abbiamo infatti bevuti tanti di beat pieni di suoni prelevati di peso da quei generi prima considerati i paria della musica, come la trance e la dance, che ora sembra più che giusto tornare al discorso iniziale del rap, che ridotto all’osso sarebbe fatto di una cassa, un rullante, un sample e un rapper. Lo Straniero è di Trapani e apre il suo album “Uomo mangia uomo” con questo discorso: «Oh compa’, questo disco lo voglio aprire con un pezzo che ha così tanto groove e sporco che non lo dobbiamo manco mixare».
Basterebbe questo per capire di che cosa stiamo parlando: del rap ridotto all’osso di cui sopra, fatto con quella passione che porta il nostro a non smussare di un filo né il suo accento siciliano (altro che swag di qua e di là) né i 60 Hz delle casse che Varta (responsabile di nove strumentali su dodici) gli costruisce intorno come un ring per mettere al tappeto quelli che ancora nel ’98 si chiamavano “suckers”.
Il risultato è di quelli che ti avrebbe fatto andare a casa felice per esserti fatto lo sbattimento di andare a quella jam a casa di Dio. Lo Straniero è infatti perfettamente a suo agio e rappa con la confidenza di quelli che sono sempre stati lì a fare la loro cosa, aspettando che ti passasse la sbornia. Che è sempre divertente fino a quando ci sei dentro, ma poi…

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