Un ep d’esordio che non si nasconde dietro a un dito, quello dei Devotion9. E con quel nome poi…Già, perché qua dentro di “devozione” ce n’è davvero tanta: il combo veneto, infatti, mette fin da subito le cose in chiaro e, con encomiabile candore, cala un poker di brani che suona come una dichiarazione d’amore alla falange più corvina della scena post-punk made in UK.
In completa trance agonistica, Gianluca Moccia, Daniele Longhin, Thomas Fabbian e Davide Pavan prendono a nolo tutto l’armamentario dell’epoca e picchiano duro di cupo revivalismo, darkeggiando con stile e millimetrica memoria storica: 6 corde taglienti e nervose, ossessività ritmica e vocalità enfatica (per quanto confusa nei registri timbrici) ricamano notturni metropolitani che omaggiano alternativamente Bauhaus, The Cure, Uk Decay e, neanche a dirlo, Ian Curtis & Soci, come si arguisce dalle frequenze fin troppo joydivisioniane della conclusiva “Invaders” (dove lo spettro di “Transmission” è a dir poco ingombrante) che va degnamente ad affrancare una cartolina in B/N spedita con trentacinque anni di ritardo.
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