BLONDERR
Corporate Standards 2015 - Shoegaze, Garage, Punk rock

Corporate Standards
01/09/2015 - 09:00 Scritto da Andrea Terenzi

Un album con una matrice ben definita, un sostrato facilmente (ri)conoscibile e, buon’ultima, otto brani che si lasciano ascoltare come un continuum.

Ormai da qualche anno sinonimo di qualità e passione per le cose fatte fatte in un certo modo, Mia Cameretta Records torna a far parlare di sé stampando l’esordio dei Blonderr, band frusinate concittadina dei superlativi Flying Vaginas. Se questi ultimi si erano fatti apprezzare per la giusta attitudine e un encomiabile stile nell’interpretare gli stilemi di certo rock di matrice anglosassone, i primi non si discostano poi così tanto dal solco tracciato dai compagni di scuderia, aggiungendone elementi di sicuro interesse.

Primo tra tutti, un’irruenza garage che ben si sposa con le trame di shoegazing chitarristico ordite da Lorenzo Vermiglio e Alessandro Mezzone (“More Drugs Blue Sky”), in secundis, una vena psych (“Sonoma”) che non può non ricordarci un’altra ottima formazione italiana, quei Sonic Jesus che così bene stanno facendo in giro per l’Europa. Solido e strutturato, “Corporate Standard” ha dalla sua il pregio di restituire un’invidiabile pienezza nei suoni ed una dinamica che eleva questo lavoro ben al di sopra della media; se a ciò aggiungiamo una buona scrittura ed una tecnica d’esecuzione più che dignitosa capiamo , sin dalle prime note, che ciò che sta girando nel nostro lettore è davvero un disco al quale concedere molto più di un distratto ascolto.

“Music For Elevators” flirta con il glam, “Out of the Way” è noise rock declinato in salsa hard’n’heavy e se gli Oasis sapessero che oltre la terza tacca del distorsore c’è ugualmente vita, scriverebbero sicuramente qualcosa di molto simile a “Jet Set”. Tutta da standing ovation la chiusa con gli oltre quattro minuti di “Red Giant”, una sorta di Pixies seviziati e stuprati dai Cows. Un album con una matrice ben definita, un sostrato facilmente (ri)conoscibile e, buon’ultima, otto brani che si lasciano ascoltare come un continuum e non come una schizofrenica accozzaglia di brani senza un filo conduttore, non è poi una cosa così scontata. Ottimo esordio.

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