The Dirtiest
S/T 2016 - Punk, Psichedelia, Garage

S/T

Una ripresa della tradizione grunge anni '90, in bassa risoluzione ma felice

A primo acchito la traccia d’apertura suona vagamente come la pubblicità di un automobile. Questo è un bene, perché solitamente presentano canzoni interessanti e ricercate, scovate nascoste nella marea di canzonette che escono senza sosta. Il tunnel ipnotico riesce ad intrappolare l’ascoltatore in un vortice lisergico fatto di immagini e suoni deformati, con poche frasi ripetute più volte poggiate su basi che solcano la memoria.
Come vuole la tradizione grunge anni ’90 il primo ep è stato registrato in cassetta, il che rende il tutto lo-fi e DIY quanto basta ad immaginarsi un video di sottofondo. Il collegamento è immediato: immagini che non si discostino dalla linea del suono sporco e ruvido con oggetti difformi che prendono vita ingrandendosi e rimpicciolendosi a dismisura in una visione sgranata, girato in prima persona dal cantante, con gli occhi strabuzzanti prima di lanciarsi in un crowdsurfing, à la Nirvana. La voce non filtrata e diretta sembra provenire senza alcuna barriera dal fegato, prendendo forma nei cori in un ululato che inneggia al perdersi nella follia del suono, gettandosi a capofitto e senza alcun giudizio preventivo. La caparbietà della chitarra la porta a rimanere sempre attiva, costantemente pronta a sprigionare energia quando chiamata in gioco, senza mai scordarsi di essere incisiva ed abrasiva come carta vetrata alla sua entrata in campo. Questo album segna un parziale ritorno al grunge anni '90, una ripresa della tradizione: in bassa risoluzione ma felici.

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