David Boriani
Becker 2016 - Cantautoriale, Pop, Indie

Becker
29/12/2016 - 10:00 Scritto da Giuseppe Catani

Tom Becker gioca a calcio, David Boriani preferisce la musica. Ma i due sono legati da un comune destino.

Tom Becker. O meglio, come esprimere il concetto di non appartenenza. Tom Becker, professione ala destra (anche se la maglia esibisce il numero 11), protagonista del cartoon Holly e Benji, calciatore dalla vita travagliata: dopo la separazione dei genitori finisce in affido al papà, un pittore che vaga in continuazione in cerca di paesaggi da immortalare su tela. In cambio riceve una vita improntata al nomadismo, con tutte le conseguenze del caso: amicizie da reinventare, storie da costruire e ricostruire, pensieri nuovi da elaborare e condividere.

David Boriani è un novello Tom Becker, o perlomeno i due hanno un (decisivo) punto in comune. Anche il buon David ha dovuto rinunciare, per esigenze familiari, a immergere le proprie radici in un qualche terreno fertile, sviluppando così quel senso di non appartenenza di cui sopra. Che solo la solitudine dei numeri 11 (che Darwin Pastorin ci perdoni!) può trasformare in un’opportunità. Boriani ne ha approfittato, è proprio il caso di dirlo, per cogliere la palla al balzo, trovando nella musica un modo di elaborare un’esistenza movimentata e prodiga di continui cambiamenti.

“Becker”, l’esordio da solista non avrebbe potuto chiamarsi diversamente, racchiude i tanti momenti di vita dell’autore, “un arco temporale di anni racchiuso in qualche minuto”. Sei canzoni, prodotte da un dispensatore di certezze quale Daniele Sinigallia, immerse in eleganti arrangiamenti in chiave elettro-acustica. Che danno vita a strutture pop brillanti, delicate e dolci ma al tempo stesso piene di passione e inquietudine. Niente di meglio per mettere a nudo storie immerse nei ricordi, nella malinconia, nella (inutile?) ricerca di qualche parvenza di maturità, a stretto contatto con  quella fenomenologia del dolore illustrata con dovizia di particolari in “Oggi”.

 “Amore, già che esco, hai bisogno di qualcosa? Di me che torno, dici, restiamo a casa, stesi sul divano, il mondo chiuso fuori sembra lontano”. È un minimalismo illuminato quello racchiuso tra i testi di “Becker”, tradotti spesso e volentieri in poesia, percorsi da sentenze spericolate del tipo “L’amore muove il mondo ma, ci scommetto, qualche volta è stato l’alcool”. E se l’EP si apre con una citazione della coppia Mogol/Battisti (contenuta in “Francesca”) e trova il suo epilogo in “Passaggio a livello”, pezzo preso in prestito dal repertorio di Enzo Jannacci, prendiamolo come un omaggio al cantautorato italiano, al quale David Boriani sembra voler chiedere, sulla base di argomenti piuttosto convincenti, un minimo di attenzione e spazio.

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