Mistaman
Realtà Aumentata 2016 - Hip-Hop

Realtà Aumentata

Per l'ennesima volta, Mistaman ha spinto un po' più in là la ricerca metrica, tentando di scovare alternative e insistendo sul bisogno di analisi ed approfondimento, come aspetti fondanti dell'esperienza umana e artistica.

Come suggerisce Piero Stefani, esegeta e teologo, l'Apocalisse, nella cultura popolare, «evoca più distruzione che guarigione, più catastrofe che salvezza, cosicché quest'ultima assume, per lo più, l'aspetto di puro scampo. La sussistenza del mondo "così com'è", che per la speranza apocalittica era apparsa un'inaccettabile forma di rassegnazione, rischia, ora, di apparire conseguimento supremo. Quanto all'inizio sembrava poco, alla fine appare molto».

Mistaman, nel primo brano di "Realtà aumentata", rovescia questa prospettiva: la vera apocalisse è ad opera dell'uomo stesso. I quattro cavalieri si ritirano, facendo notare come sia l'uomo artefice della sua stessa fine. Salvare il mondo così com'è, sarebbe dunque paradossale.
Inizio tutto sommato interessante (e piuttosto inedito per l'artista) a cui segue "Non c'è domani", brano che si stende sull'ottima produzione di Gheesa e che elenca una serie di problematiche: la legalità; lo sfruttamento sul posto di lavoro; l'abbassamento della soglia di attenzione; il populismo; l'assenza di libertà di stampa; faide religiose; complottismi. Il tutto è accompagnato da un ritornello martellante che incita a far festa (come se non c'è domani, appunto) e si conclude con una battuta, neanche troppo originale.
C'era tanto da dire, questo è chiaro, ma il rischio di un brano così denso è proprio quello di banalizzare tutta la serie di temi a cui si cercava di dare risalto. Al tempo stesso, si riesce però a incarnare quel nichilismo radicale dei nostri tempi che sovente ci ripetiamo ed è stata più volte rimasticata dalle recenti correnti vaporwave: indubitalmente vero è che la società dello spettacolo ha vinto. Quello che ci resta, al massimo, è ripetere una serie di slogan o smettere di subire e accettare di essere protagonisti attivi della manipolazione stessa tramite una ricombinazione semantica, di linguaggio e di genere.
Mistaman è ben consapevole di questo e libera da ogni costringimento categoriale la propria musica: topòs fondamentale di cui brani come "Hiphopcrisia" e "Operazione Nostalgia" sono impregnati. Ricombinazione che, nel rap di Mistaman, segue innanzitutto le metriche del rapper trevigiano. Brani come "MISTA 2.0" appartengono da sempre all'MC che, per l'ennesima volta, ha spinto un po' più in là la ricerca metrica, tentando di scovare alternative e insistendo sul bisogno di analisi ed approfondimento, come aspetti fondanti dell'esperienza umana e artistica.

Nonostante le buone intenzioni, l'ascolto non è consigliato a chi non è amante del genere. Le metriche di Mistaman sono fitte e dal, terzo brano in poi, spesso sono una vera e propria risposta agli interrogativi di una certa scena rap che, per quanto oggi sia piuttosto ampia, rimane de facto una nicchia. Sicuramente entusiasmerà i fan dell'artista: pare infatti che Mistaman abbia trovato la giusta confidenza nell'approcciarsi alla produzione di un disco. La formula presentata, infatti, è del tutto simile a dischi come "M-Theory" o "La Scatola Nera", lavoro, quest'ultimo, pubblicato insieme a DJ Shocca.

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