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Creature selvagge 2016 - Cantautoriale, Psichedelia, Folk

Creature selvagge

Un premio Tenco in bacheca. E un disco ricco di piccole gemme pop.

La batteria manca all’appello. E del basso c’è appena uno schizzo, rintracciabile nello strumentale “La fatine delle frottole”. In compenso abbondano marimbe, harmonium Farfisa, glockenspiel, didjeridoo, materiali di recupero, oltre alle chitarre. Come se non bastasse, all’interno della line-up vige una sana anarchia, con la rinuncia ai classici ruoli predefiniti. La Stanza di Greta il suono lo cerca per vie non convenzionali, lo sperimenta, sfuggendo a qualsiasi definizione.

“Creature selvagge” è l’esordio sulla lunga distanza della band piemontese dopo un paio di ep autoprodotti. Le creature selvagge richiamate nel titolo non sono nient’altro che le canzoni: la Stanza di Greta le attraversa con i pensieri slacciati, affidandosi a filastrocche, a dediche sentite (da Galileo Galilei a Erri De Luca, passando per Danilo Dolci) scritte con i telefoni spenti, sulla coda delle comete. Pop distribuito senza timore, messo in circolo tra leggerezze assortite, musica da camera (la stordente “Camarade Gagarin”, registrata in presa diretta nella cripta della chiesa di San Pietro in Vincoli a Torino), richiami world (“Preludio a deserto”), o a sonorità più compatte, ben espresse nella title-track o in “Deserto”). Piccole gemme che invitano a riprendersi la vita (Siate quel che siete, andate, dite quel che sapete”, recita “Amore e psiche”), ad affrontarla con uno spirito fanciullesco.

Paolo Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi (il disco è uscito per la Sciopero Records) partecipa al viaggio regalando “Amore e psiche” e cantando tra le note di “Erri”, risponde presente anche Carlo Prestelli, voce in “4 4 2” e in “Vita di Galileo”. Partecipazioni che impreziosiscono un disco ricco di piccole gemme, non a caso vincitore del Premio Tenco come migliore opera prima.

 

 

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