Il Ristretto
Poste e telegrafi 2004 - Psichedelia, Elettronica, Alternativo

Poste e telegrafi

Confesso che il primo approccio con questo cd non è stato entusiasmante. La copertina un po’ così, con quell’aria da “fatto in casa” ben lungi dall’artisticità rivendicata del “do it yourself” e tanto vicina alla dimensione casalinga. Poi apro il cd, e mi casca per terra, disco e copertina. Miracolo che non si apra in quattro. I testi, in lucano. Penso “Cominciamo bene”. Però la spirale sul cd è bellina. Idea carina. Chissà. Anche se le farneticazioni sul restringimento del cervello, unica via di fuga al cospetto dell'imbarbarimento della convivenza sociale, mi spaventano un po’.

Timidamente metto su, mentre compilo la scheda dati di rockit. Però. Una base elettronica mica male. Non originale, certo. Ma da rispettare. E sulla fine di “Mestruazioni cerebrali”, primo brano dall’agghiacciante titolo, ho l’illuminazione che mi fa inquadrare questo progetto a firma Vittorio Rosa, barbuto e capelluto universitario in quel di Salerno che performa i suoi show vestito da Sai Baba o qualcosa di simile. Sì, nel bel mezzo della litania “che fai te strigne / nun te restringe / che fai te strigne / nun te restringe” capisco che il ragazzo sta facendo il verso a Rino Gaetano. forse si propone come sua versione moderna?

Difficile a dirsi, perché la citazione ironico/stravolgente pare essere la cifra stilistica del lavoro. In “Sanghe re brigante” conto rispettivamente: la presa per il culo di Raiz, del downtempo di marca Kruder & Dorfmeister, una citazione di “Naima” di John Coltrane che suppongo irrispettosa verso il nu jazz, e – ma forse qui esagero io – di tutta la retorica meridionalistica (parallela e contraltare di quella nordista) di esaltazione dei briganti (mi spingo più in là: c’è forse un ricordo dei Nuovi Briganti, duo hip hop messinese di inizio anni 90?).

Se c’è un aggettivo in grado di descrivere compiutamente Il ristretto, è “proteiforme”: la sua capacità di assumere forme sempre diverse scivolando per gradi impercettibili lascia piacevolmente sorpresi, con un sorriso increspato sulle labbra. “Elastico” inizia in pieno clima dark tastieroso anni 80 (Dead can dance? In the nursery? Ma sì, di tutto un po’), poi scivola di nuovo sul nu jazz di marca St. Germain.

Direi che basta. Un’idea sufficientemente precisa del lucano che manca alla vostra vita ce l’avete. E sono sempre più convinto che quel nome che mi era frullato nella testa all’inizio del disco, Rino Gaetano, non sia casuale. Se il Calabrese oggi fosse tra noi, non imbolsito e rimbambito dagli anni, chissà, forse agirebbe anche lui accumulando materiali seri, decontestualizzandoli a livello musicale creando una parodia della società che va oltre il tradizionale impiego esclusivo dei testi.

P.s.: dicono che Il ristretto offra show visuali di cui musica e testi sono solo una parte. Chi vive laggiù, se ha occasione, se lo vada a vedere. E magari ci faccia sapere.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.