La dolceamara quotidianità dei tempi moderni raccontata in otto tracce che hanno il pregio di affratellare sotto lo stesso cielo della freschezza melodica il richiamo a talune firme blasonate della canzone d’autore italiana, come Fossati (“Ci vuole entusiasmo”), Bungaro (“A qualcuno importa”) e Ron (“Concedetemi un giorno”), e la simpatia verso alcuni nomi di punta della scena tricolore degli ultimi anni come Thegiornalisti (“Ti saresti aspettato qualcosa di più”, “Sconosciuti a Milano”) e Brunori Sas (“Come sarebbe bello”, “Perbenisti e giovani eroi”).
Alessandro Ruvio sa destreggiarsi con mestiere, buon gusto e senso della misura – negli arrangiamenti in primis – in quel suo eclissare dietro una coltre di (apparente?) spensieratezza orchestrale pop-oriented un appassionato afflato lirico, fatto di parole dense e cangianti, che nella poesia sussurrata di “Ci vuole entusiasmo” (“Ci vuole entusiasmo anche a dirsi di no / Ci vuole entusiasmo per questa maledetta serata piena di stelle”) e nella frontalità liberatoria di “Perbenisti e giovani eroi” (“Mi sono rotto il cazzo del prete che va a puttane / Mi sono rotto il cazzo e tu stai fermo lì a guardare”) può vantare i suoi momenti più alti.
Diciamo pure che i presupposti per cominciare a pensare a qualcosa di più “ambizioso” – e auspicabilmente anche più personale – ci sarebbero tutti.
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