La prima volta che ho ascoltato "Orizzonti di boria" ho pensato fosse uno scherzo, poi all'interno delle tredici canzoni ci ho ritrovato una certa poeticità, in un modo così autentico e mi sono stupita di tutto ciò.
La voce è quella di Calogero Incandela e anche la chitarra acustica. Una poetica tutta da cogliere, "così divento ingegnere e da qui guardo il cantiere". Un ricordare i tempi andati, quelli migliori, di quando di stava bene e si ascoltavano i Sonic Youth, tornavi dal SERT insieme a nuovi racconti e all'orizzonte si vedeva il mare. Adesso non si distinguono nemmeno i volti delle persone.
Cantautore, menestrello, buontempone, surrealista, estremamente realista, scanzonato e subito dopo serioso, Calogero nome d’arte di Salvo Mineo mette in luce le ombre, i vizi e le virtù di quella che è la società della bella Penisola, che riesce a dare ottimi consigli, ma chi li ha richiesti realmente? Un'astuta critica al mondo contemporaneo, con velati e sottili toni ironici che se si assaporano hanno un gusto amaro, il tutto con un modo di suonare retrò e naïf che non dispiace.
"Orizzonti di boria" mette alla berlina comportamenti e personalità. Attualmente Calogero Incandela è come un cavaliere errante in cerca dei suoi di orizzonti.
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