Paolo Zanardi
Portami a fare un giro 2005 - Rock, Pop

Portami a fare un giro

Chissà cosa direbbe Zanardi, l'eroe cattivo creato da Andrea Pazienza, se potesse ascoltare il disco di Paolo Iaffaldano, colui che in arte gli ruba il cognome diventando Paolo Zanardi. Sicuramente apprezzerebbe "Gas", che narra il gesto di far esplodere un intero condominio per vendicarsi di un vicino, ma resterebbe incuriosito da tutte le canzoni di questo "Portami a fare un giro". Un disco curioso che cerca coraggiosamente un approccio autonomo alla canzone d'autore. Zanardi è una penna di spessore, amante della tradizione italiana, ma proiettato verso forme moderne. Chitarre essenziali e strumentazioni ruvide, levigate da un'eleganza compositiva vagamente new wave, che arrotonda gli spigoli di un tessuto musicale forse troppo eterogeneo, ma estremamente coerente nel ruotare attorno ad un musicista capace di trasformarsi in personaggio, firmando indelebilmente ogni singola traccia.

Canzone dopo canzone, Zanardi sfoggia la sua vena creativa surreale, alternando melodie scanzonate a divagazioni colte, canticchiando di quotidianità metropolitana e di pensieri paralleli con la sua voce impunita. Escludere Rino Gaetano dai riferimenti sarebbe una forzatura, ma il temperamento creativo di Zanardi ruba dettagli sia alla grande canzone francese sia al pop contemporaneo, tra ballate nostalgiche, sfrisate electro, marcette romantiche e filastrocche d'alta classifica. Un sincretismo di stili a cui si aggiunge la dichiarazione d'amore per i Diaframma nella riuscitissima cover di "Caldo".

L'ispirazione purtroppo non è costante e la scelta di muoversi in direzioni talvolta contrapposte espone Zanardi a qualche piccola brutta figura. Resta comunque un lavoro gradevole e convincente, che mostra le intuizioni di una persona intelligente. Non è poco.

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