Small Jackets
Walking The Boogie 2006 - Rock'n'roll, Noise, Hard Rock

Walking The Boogie

Se siete in cerca di suoni nuovi e atmosfere distanti dal rock, lasciate pur perdere la lettura di questa recensione. Rischiereste però di mancare una delle più belle sorprese che l’Italia dell’underground ci sta riservando da due anni a questa parte.

Potrebbero sembrare (e lo sono!) toni trionfalistici, ma gli Small Jackets si meritano tanto perché con soli due dischi all’attivo sono riusciti a conquistare il cuore di diversi appassionati di rock. Probabilmente partono avvantaggiati perché si avventurano in un campo - quello dell’hard-rock di scuola zeppeliniana giù giù fino a Hellacopters, passando per Guns ‘n’ Roses, Mc5, Black Crowes, Datsuns e mille altri - che in qualche modo non necessità di particolari sforzi per entrare nelle vene degli appassionati. Però è altrettanto vero che, nel genere, i tentativi di imitazione sono innumerevoli, e competere con i modelli è sempre una bella sfida. Eppure già lo sfavillante esordio “Play at high level” (la cui copertina comunicava da sola tutto il contenuto dell’opera!), ci mostrava una band ampiamente consapevole dei propri mezzi. Per cui sia il successivo lavoro che il palcoscenico avrebbero dovuto svelare il reale valore della band che avevamo di fronte.
Ebbene, “Walking the boogie” (dove ancora una volta la copertina svela più di quanto possa l’immaginazione!) fa sì che il giudizio sui quattro ne esca rinforzato. Perché le 11 canzoni assemblate al suo interno dimostrano quanto questa band abbia saputo consolidare e affinare, nel giro di soli due anni, capacità compositive e cifra stilistica. Il paradosso è che siano riusciti nell’intento facendo, se possibile, un ulteriore passo indietro nella rilettura dei topoi, senza sembrare derivativi e ruffiani. Insomma, una coerenza assoluta ai modelli di cui sopra che lascia esterrefatti, risultando al tempo stesso credibile e travolgente come non si sentiva da anni. D’altronde la cinquina iniziale (l’ipotetica “A side”, di un vinile in picture-disc la cui versione è disponibile in un numero limitato di 500 copie) è un interminabile colpo al cuore. Si inizia con il giro di basso del rockettone di “My surprise” e si conclude con il pezzo che rappresenta probabilmente l’apice creativo dell’opera, “Maybe tomorrow”, dove gli Small Jackets sintetizzano la loro idea di rock, dimostrando che la buona musica possa vantare anche il marchio del “made in Romagna”. In mezzo, ovvero seconda in scaletta, quella “Forever night” in cui nei credits fanno capolino i nomi di Nick “Royale” Anderson e Robert “Strings” Dahlqvist, proprio quei due degli Hellacopters, che battezzano in via definitiva il progetto e dove Lu Silver rende il suo personale tributo a Robert Plant.
In seguito meritano una citazione “Leave me alone”, altro classico rockettone che in 3’ svela un ipotetica jam tra Ray Manzarek e Jimmy Page, e la cavalcata di “Wintertime” che riecheggia tantissimo di Lynyrd Skynyrd. Si replica poi sulla distanza con “She don’t care”, ma qui siamo dalle parti degli Steppenwolf, e si chiude con l’acustica “Fantasma”, altro luogo comune rispettato.

Un viaggio che dura poco meno di un’ora ma che vi consigliamo caldamente di riprovare dal vivo, sempre che siano di vostro gradimento gilet di pelle e pantaloni rigorosamente attillati.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.