KiraBaby
Street 2021 - Rap, Hip-Hop, Hardcore

Street
03/09/2021 - 12:05 Scritto da Francesco Carrubba

Avere 20 anni in periferia e rappare per vivere, in uno scenario "tossico" di case popolari, spaccio e pistole

Ecco com'è avere vent'anni nella periferia di una città italiana oggi. Ci sono infatti giovani che rappano più per questioni di moda e stile che di necessità ma esistono anche ragazzi cresciuti troppo in fretta che usano ancora l'hip-hop come valvola di sfogo e come speranza per il futuro. Nicolò Paoletti in arte KiraBaby è nato a Roma nel 2000 ed è cresciuto nelle case popolari di Villa Gordiani in una situazione familiare ed economica difficile, senza riferimenti adulti, avvicinandosi al rap negli ultimi cinque anni. Ma il suo album "Street" non parla nel dettaglio di queste esperienze - a parte forse quelle "Voci" in testa che "mi hanno scritto il disco", ma comunque ci sarà tutto il tempo per raccontare il proprio vissuto nei prossimi anni - e si sofferma sulla quotidianità del proprio quartiere, descritta rigorosamente in bianco e nero (come nei due videoclip) con atmosfere scure e scratch, per la produzione curata da Gengar e Depha Beat. Il riferimento musicale dichiarato è quello dello storico collettivo della Capitale "TruceKlan" e contribuisce a dipingere il lato più dark della Città Eterna, una faccia cupa che in effetti ultimamente il mainstream ha perlopiù dimenticato o nascosto. Alla creazione dell'intero "quadro" della periferia romana collaborano al microfono gli amici Security e Sosa Priority ("Get the $$$").

Così con la prima traccia, si apre un sipario rosso sangue sulla strada, teatro e ambientazione del disco: la voce trattata con effetti introduce uno scenario "tossico" di case popolari che cadono a pezzi, di spaccio, di pistole e di odio verso le autorità, ma con il sogno della musica all'orizzonte. Nei sette pezzi che in 2 minuti dicono tutto, il flow di KiraBaby non cerca la rima baciata a ogni costo, predilige le assonanze e i giochi di parole, senza disdegnare la parolaccia all'occorrenza. Fra gli argomenti ricorrenti c'è la morte come sinonimo di rabbia adolescenziale, di Satana, di voglia di riscatto e di soluzione estrema ("Omicidio"), un tema che raggiunge il culmine con la chiusura dell'album affidata a "Il Miglio Verde", ovvero il tragitto che i condannati alla pena capitale percorrono dalla cella al punto dell'esecuzione e che ha dato il titolo anche a un grande film con Tom Hanks e Michael Clarke Duncan.

KiraBaby ha potenziale e si sente, oltre ad avere il pregio di "trattare" l'hip-hop con serietà, come strumento per creare, evadere e vivere. In questi brani ha disegnato il contesto in cui sta muovendo i suoi passi, nei prossimi potrebbe decidere di ripercorrere anche metaforicamente gli episodi e le difficoltà che ha attraversato: il racconto personale, duro e crudo, è il modo migliore attraverso cui si esprime il rap. I pezzi dimostrano sia una certa attitudine alla scrittura sia una buona predisposizione per "l'orecchiabilità" del proprio messaggio, due qualità da non tralasciare mai.

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