ITDJ
De Mon Demon 2022 - Hip-Hop, Electro, Urban

De Mon Demon
25/05/2022 - 16:53 Scritto da Stefano Gallone

L'esordio discografico di ITDJ rientra in stilemi di genere ma ne schiva i limiti aprendosi a influenze esterne e affrontando non facili tematiche esistenziali

Il discorso è molto semplice anche se, nell'era di TikTok e delle vite sprecate a fissare il vuoto di certi schermi di varia misura, può non risultare di facile – perché spesso non immediata – ricezione: se proprio bisogna continuare a produrre linfa vitale per mode del momento, che almeno lo si faccia con un criterio di pur minima utilità, vale a dire con una consapevolezza di appartenenza al contemporaneo che vada di pari passo, fin dove possibile, con un ingegno stilistico e una predisposizione tematica in grado di destare spunti per la creazione di nuovi – sempre più rari – punti di riferimento generazionali.

In parole povere, se fai qualcosa che ha tutte le possibilità potenziali di arrivare a un più o meno vasto pubblico in un dato momento storico, cerca di utilizzare al meglio quel mezzo per non far sì che il tuo lascito sia archiviabile come l'ennesima futilità a buon mercato. Si chiede troppo? Magari sì, non lo neghiamo. Ma potrebbe essere stata anche questa una delle tante idee maturate nell'animo del marchigiano ITDJ – al secolo Tommaso Sampaolesi – per la creazione del suo esordio discografico De mon demon, supportato audacemente dalle precise architetture sonore di Riccardo Franconi e ben deciso a fare della sua arte qualcosa di necessariamente vitale per mettere in tavola un presente da giocare a carte scoperte, senza remore né paura di ledere chissà quale maestà di sentimenti.

De mon demon parla molto chiaro in termini di schieramento di forze umane. Il nemico da combattere, qui, è una consapevolezza generazionale che conduce a una lotta ideologica contro una contemporaneità edulcorata, in cui sopravvive un certo desiderio di rinnovata rivalsa nei confronti di quel quotidiano senso di disillusione che tutto avvolge e tutto distrugge tra sogni, desideri e aspirazioni individuali. E questa lotta è portata avanti attraverso un linguaggio comune alle nuove generazioni ma intriso di influenze esterne che contribuiscono a rendere il tutto aspro, ruvido e graffiante come deve essere per cogliere nel segno.

Certo, anche nelle migliori intenzioni si rischia sempre un po' di ricadere in certe brutte abitudini emotivamente consumistiche di genere – e questo lavoro non ne è del tutto esente – ma, se non altro, è la sostanza complessiva di ottimo lavoro di introspezione e ricerca stilistica a parlare in caso di discolpa. La matrice quasi 'conscious hip hop' di partenza, infatti, opera una riflessione complessiva di taglio anche politico-esistenzialista, dove una non così marcata profondità analitica dei temi non nuoce a un messaggio che arriva preciso e dritto in faccia. A trasportare emotivamente le pur difficili tematiche affrontate, arrivano in importante aiuto anche spunti elettro-dark-wave, industrial con cime semi-noise, glitch, techno e d'n'b che riescono a far dimenticare anche quei pochissimi momenti di semplicismo sia concettuale che uditivo per cesellare un prodotto godibile e, al tempo stesso, utile a compiere qualche seria riflessione sul qui e ora.

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