Fumisterie
Kreuze und Krokodile 2006 - Cantautoriale, Rock, Pop

Kreuze und Krokodile
14/08/2006 Scritto da Pseudo

E’ un po’ il disco che potrebbe buttar dentro uno studente Erasmus quando - costretto dalla fine del suo periodo di permanenza all’estero - sale su un aereo e rientra a casa sua. Magari lasciando lacrime, baci, labbra, corpi e ricordi dilanianti in un posto qualsiasi del globo, in un settembre già piovoso oltre la norma. E, da sopra le nuvole grigie, intercetta in uno sguardo speculare il sole.

Esattamente quella è la dilaniante sensazione che va a scolpire “Kreuze und Krokodile”, secondo disco (illustrato straordinariamente da Ottavio Cialone, solo il booklet è Arte) del quartetto romano Fumisterie, col suo pop cantautorale in grado di cullare grandiosamente le proprie frustrazioni sentimentali. Lo fa con un piglio maudit, una struttura sonora che non disprezza anzi persegue lo spiazzamento, lo stacco: in una formula, lo straniamento sonoro-emozionale (“Cometa”, “Cattiveria”). Già solo “Simboli e Segni”, l’attacco, ti sconvolge: andante al punto giusto, adeguatamente allucinata, orecchiabile ma sentita con quel basso altalenante. Subito reinquadrato dalla rigida e decadente struttura di “Rue Amelie, 58”, forse una delle migliori del disco. Sangue, profumi. Altro cambio, in “Warning”: un funky delicato e pazzoide e riorchestrato in un piccolo idillio autobiografico, come molti altri momenti del lavoro.

Questo sono, né più né meno, le tredici canzoni: potentissime e squarcianti epifanie sonore (“fasci di luci quasi comunicanti, teste religiose in grado di parlarsi a distanze siderali”) che non ammettono vie di mezzo. Rivelazioni da lacrima. Che sfruttano la voce lievemente mefistofelica, sottile ma completa, di Marco Sutera. Un po’ Battisti, un po’ Concato, un po’ Parente, un po’ quello che vi pare.

“Cometa” è un cazzotto. “In Coda Alta…”, paradossalmente l’unica strumentale, ti dà – se sei uno che si fa distrarre dai testi – l’exemplum musicale della band, con cambi continui ma oliatissimi, crescendo immaginifici e melodie levigate, da accarezzare, arpeggi morbidissimi. Che sono pop ma hanno il piglio mostruoso e ritmico del rock.

“Bartali”, “tra i francesi che si incazzano e i giornali che svolazzano”, omaggio a Paolo Conte, è commovente anche grazie alla voce di Damiano Torre e insegna come andar oltre la cover.

Insomma, c’è poco altro da dire: i Fumisterie non hanno genere. Mischiano molto bene rimanendo fruibili ed emozionanti nel loro post-pop mitteleuropeo. Non fanno gli intellettualoidi, non sputano sui giovani ma puntano ad incontrare - graffiando e rimontando, senti “Nozze Chimiche”, splendida – il sudore di chi legge la Vita alla loro stessa maniera.

Un filone musicale nuovo, che non è nulla di quel che avete potuto sentire fino ad ora. Né cantautorato puro, né post-rock, né new wave of rock primi anni ’80, né roba vecchia rivista di nuovo. Sono i Fumisterie. Punto.

Ed è il più bel disco italiano che abbia ascoltato dal gennaio scorso.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.