Dal tramonto all'albatros è il secondo disco del duo Agostomolesto (Elisa Castellet e Alberto Netti) dalla provincia di Venezia.
Si tratta di una raccolta di otto canzoni che si muovono tra il pop e la canzone d'autore. Per quanto ci siano chitarre elettriche e figure ritmiche dal sapore rock, questo progetto mostra subito la sua matrice acustica, perché a spiccare sono le chitarre acustiche, che sembrano essere il motore degli arrangiamenti.
La batteria, aggressiva nelle intenzioni, ha un suono molto aperto che la rende molto pop, anche se cassa e rullo non spiccano nel bilanciamento e fanno perdere un po' di forza propulsiva.
Il basso doppia fedelmente la grancassa e lavora "sottotraccia", permettendo all'armonia di scorrere senza inciampi. Peccato per il volume che spesso risulta basso e fa perdere attacco e grinta all'insieme.
Le chitarre elettriche hanno un ruolo di rinforzo, soprattutto nei ritornelli e mantengono un ruolo prettamente ritmico, senza mai avventurarsi in soli di bravura, che il pop attuale comunque non prevede.
Le chitarre acustiche, come detto sopra, sono il centro ed il motore propulsivo di questo disco, sembra che tutto ruoti attorno allo strumming o alle piccole frasi caratteristiche di ogni canzone. Il suono è molto rotondo, aggressivo al punto giusto, al contrario delle elettriche che suonano molto timide.
Non si può non sentire però, nell'insieme dell'arrangiamento, un certo traballamento ritmico e un po' di scollamento tra le acustiche e tutto il resto degli strumenti. Che sia una scelta o un incidente, talvolta il risultato che ne scaturisce è un po' strano all'orecchio, perché in primo piano ci sono le chitarre e non, ad esempio, le voci.
Le voci sono, appunto, un capitolo a parte e un ragionamento a se stante. I timbri sono subito riconoscibili, l'intonazione sempre di buon livello e gli incroci, le armonizzazioni e i raddoppi sono ben pensati e funzionerebbero anche bene se non fosse che lungo tutte e otto le tracce, il loro livello è decisamente troppo basso.
Entrambe le voci stanno sotto le chitarre acustiche, quasi al livello delle chitarre elettriche e questo rende quasi sempre complicato distinguere le parole dei testi. In più sembra che non ci sia stato un trattamento standard in fase di missaggio. Il suono risulta quasi grezzo, come non lavorato, così spuntano fuori risonanze strane, l'equalizzazione spegne la vividezza di entrambi i tibri vocali, non ci sono effetti d'ambiente, se non quelli naturali della stanza in cui sono state registrate le voci. Questo vanifica quasi del tutto l'intento comunicativo delle canzoni e dei testi.
In conclusione, Dal tramonto all'albatros è un disco che, con l'aiuto della lettura dei testi, ha un suo carattere ben preciso e che utilizza la semplicità per veicolare messaggi non banali. Al livello d'ascolto purtroppo la difficoltà nel recepire al meglio le parole e un balance azzardato rendono l'ascolto un po' complicato e stancante. Resta però ottimo il punto di partenza e non mancano elementi interessanti e di pregio, come il suono delle chitarre acustiche e l'efficacia delle loro take di registrazione, come anche la semplicità non banale degli arrangiamenti e la capacità delle due voci di incrociarsi, inseguirsi, abbracciarsi e dialogare musicalmente in ogni canzone.
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