Simple Symbol
Urban waves 2006 - Rock, Britpop

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Qualche giorno fa ho preso in mano il cd dei Simple Symbol, "Urban Waves". La copertina non era per niente invitante (al massimo 5 minuti di lavoro con Photoshop), la grafica scarsa e poco curata (idem), ma almeno le facce dei quattro musicisti in foto sembravano simpatiche. Quindi, curioso, ho ascoltato.

E così, prima traccia, "Intimity" (?): ci metto 10 secondi buoni a capire che il di lei cantato non è un antico dialetto italiano, ma inglese. Va be', sembra comunque abbastanza orecchiabile e rockeggiante, ritmata vagamente U2 e cantata molto vagamente Cranberries e Four non blondes. E arriva la seconda traccia, "Revolution". E andiamo! Voglio combattere con voi “esercito rivoluzionario dell’hinterland milanese”! Ma come spada ottengo un cotton-fioc e come scudo un poster stropicciato. Dei Coldplay. Vado avanti, ma "Don’t let me down" sembra una canzone di Cristina D’Avena di quando era fissata con il Gangsta-rap (?) e il suo nuovo idolo era Ramazzotti. Imbarazzato, vado in pausa. Poi riascolto, più volte.

Alla fine ho capito che la loro è musica senza pretese: cercano semplicemente di fare pop, o brit-pop-rock adolescenziale, divertendosi (?) e senza aspirazioni di gloria. Ok, benissimo, ma per puntare a qualcosa di meglio servirebbero molta più cura, impegno e tempo speso, sia per la confezione del CD che per la musica al suo interno (e per la voce!). I Simple Symbol avranno anche delle facce simpatiche, ma "Urban Waves" proprio non funziona: pochi brani (3) e poche idee (…). E sicuramente ben poco urban.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.