Giri di chitarra e basso super catchy in grado di confluire in atmosfere frivole e scanzonate, decantate in un inglese italianeggiante che ricorda tantissimo "People from Ibiza" di Sandy Marton. Questi sono solo alcuni dei fattori che rendono Loverspeed dei Lafanki un album che può essere descritto con due sole parole: anni '80.
Dopo l'ascolto del disco d'esordio del gruppo ferrarese si viene infatti assaliti da un'irrefrenabile voglia di cotonarsi i capelli, salire a bordo di una Delorean DMC assieme a Marty McFly, sfrecciare verso un ristorante della "Milano da bere" e ordinare un bel piatto di penne alla vodka o un risotto champagne e fragole.
Durante i quasi 25 minuti attraverso i quali l'esordio della band emiliana si snoda, si passa dall'italo disco di cecchettiana memoria di Swing Past Mine alla new wave spruzzata di timidi echi hip-hop di Aura in maniera estremamente naturale: dolcemente, senza strappi al motore.
C'è persino un divertente omaggio a uno dei simboli di quel periodo: SOTB. Una sigla che da più di quarant'anni identifica sia l'attività preferita dai vitelloni romagnoli sia uno dei cocktail più pacchiani che siano mai stati creati: il Sex on the Beach.
Il brano, grazie ai suoi giri di chitarra super sexy e al tappeto sonoro di synth maledettamente lounge, oltre a rappresentare uno degli episodi sonori più interessanti di tutto Loverspeed, fa catapultare l'ignaro ascoltatore tra le fresche acque di una piscina di Saint-Tropez con in mano un tumbler pieno di un coloratissimo drink dal nome esotico, molto esotico, pure troppo esotico.
Il primo disco dei Lafanki è in definitiva un gradevolissimo omaggio a un'epoca caratterizzata tanto dalla leggerezza e da un benessere diffuso quanto dagli eccessi e dalla pacchianeria. Perché, come cantavano qualche anno fa gli Afterhours, in fin dei conti "Non si esce vivi dagli anni '80".
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