Nic Gyalson è veramente un personaggio fuori dagli schemi. Un musicista disallineato rispetto alle dinamiche del mainstream, fermamente convinto dell'ingiusto trattamento che la grande distribuzione offre ogni giorno a centinaia se non migliaia di artisti in tutto il mondo.
Un modus cogitandi (non del tutto erroneo) che ha portato il cantante e polistrumentista originario di Lugano a evitare di diffondere i propri brani attraverso i maggiori canali streaming. Niente Spotify o Apple Music ma solo Bandcamp e il buon vecchio vinile.
Scelte come questa, oltre che una buona dose di coraggio, richiedono una certa confidenza e sicurezza nei propri mezzi. Un sano egocentrismo propositivo che spesso aiuta gli artisti a distinguersi dalla massa, non senza qualche eventuale dubbio o perplessità lungo il percorso.
Proprio questa dicotomia tra spavalderia e insicurezza rappresenta il perno attorno a cui ruota Shy Peacock, l'ultimo singolo di Nic Gyalson. Un pezzo che ha come pietra d'angolo un riff di chitarra catchy e squisitamente pop rock contrappuntato da piacevoli echi blues offerti dai tasti bianchi e neri di un organo Hammond.
Watch me now, I’m the Shy Peacock
I cover up the traces of my worst-selling show
Canta l'artista svizzero nel suo nuovo singolo. Un ritornello che ben condensa il senso ultimo dell'intera canzone. La vita è anche fatta di vicoli ciechi in grado di scoraggiarci e farci sentire davvero male. L'importante è mantenere la barra dritta, infischiandosene delle cattiverie di detrattori e falsi amici.
È normale per un artista sbagliare e prendere qualche cantonata durante il proprio percorso. L'importante è non piangersi mai addosso e continuare per la propria strada. Perché in fin dei conti anche i musicisti oltre a essere dei "timidi pavoni" sono prima di tutto degli esseri umani.
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