Petra Von Kant
Come Closer 2023 - Psichedelia, New-Wave, Post-Rock

Come Closer
31/12/2023 - 18:07 Scritto da Giuseppe Catani

Petra Von Kant, l’arte dell’incontro.

Ci si fonde, ci si aggrega, ci si ritrova parte di una medesima necessità. Ci si incontra. Petra Von Kant: la ragione sociale prende spunto da un film (nonché pièce teatrale) girato da Reiner Werner Fassbinder nel 1972, Le lacrime amare di Petra Von Kan. E racchiude, appunto, un incontro: quello tra Fabio Babini, voce dei Venus in Disgrace, e Danilo Marianelli. Portatori sani di due visioni, di due anime, di due sonorità in cerca di sintesi: da una parte la psichedelia, il rock classico sporcato di blues, il prog, dall’altra la new wave, le tenebre dark, gli anni ’80. Come Closer amalgama, riordina, diluisce, organizza. Fino a attestarsi attorno a sette episodi il più possibile lontani dalla classica forma canzone: i Petra Van Kant cercano altro. E lo trovano.

In realtà, l’album non parte benissimo: l’opener Philophobia racchiude troppa roba, è oscura ma non sino in fondo, possiede fascino ma l'inserimento di certi campionamenti al limite del kitsch rovinano i piani. Ma dalla title-track in poi l’asticella si alza. E il viaggio si rende piacevole. La premiata ditta Babini/Marinelli regala piacevoli incertezze, si aggrappa all’elettronica, spara acidità a manetta (The Ocean Silently Weeps è una gemma che ti si appiccica sopra e non si stacca più), omaggia i classici (Doors, Nick Cave, Depeche Mode, si sentono persino echi di U2 dei primi anni ’90), si ripara sotto l’ombra del post rock (The Sky Is Walking out of my Mind). Il risultato è più che buono, che tra i solchi di Come Closer si dipanino tracce di talento è sin troppo evidente, e poi è bello che i Petra Von Kant riescano a costruire architetture fuori dall’ordinario senza risultare pedanti o eccessivamente cervellotici. Aiutano anche i testi, oscuri, sfuggenti e paranoici il giusto. Va bene così.    

 

 

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