Muzak
In Case Of Loss, Please Return To: 2006 - Psichedelia, Funk, Elettronica

In Case Of Loss, Please Return To:

Quello dei pugliesi Muzak è un disco per certi versi sorprendente. Che ti prende in contropiede quando meno te lo aspetti. Che cambia direzione ad ogni fermata. Che nasce post rock (“The Holy Graal Is Buried Under The Footbal Ground”), prosegue folk (“In Case Of Loss”) e sfiora – per atmosfere ed emotività – l’idm di Aphex Twin (“First Time: Only Supernant”).

La cosa stupefacente è che questi sbalzi d’umore selvaggi mantengono comunque una propria progettualità di fondo. Non si tratta, quindi, di uno sfoggio tecnico fine a se stesso. Perché è vero, la carne al fuoco è tanta, ma è sempre cotta al punto giusto. Nessuno spazio a dilettanti allo sbaraglio, solo un collettivo che rifiuta con i fatti ogni rigida catalogazione in generi e definizioni. A differenza di molte altre band che arricciano il pelo e soffiano veleno quando qualcuno certifica la loro innegabile staticità artistica con il termine corrispondente.

E allora non c’è niente di meglio che lasciarsi andare alla sarabanda di suoni e sensazioni di “In Case Of Loss, Please Return To:”. Con le contorsioni di “The Trojan Horse Is Buried Under The Football Ground” (un’introduzione d’ambiente che si tramuta in lisergica psichedelia a metà strada tra Jefferson Airplane e My Latest Novel). Con l’elettronica radioheadiana “Oxygen, Opiates And Other Pale Ideas”, che non sfigurerebbe tra le tracce di “Amnesiac”. Con il post rock mogwaiano di “First Time: Only Supernaut (Coda)”. Praticamente, in tredici tappe i Muzak hanno condensato tutto il meglio della musica moderna. Con il prezioso aiuto di Fabio Magistrali in produzione e di Paul de Jong (The Books) e Majirelle in un paio di pezzi.

E poi vengono in mente le solite pecorelle belanti che infestano la scena indie italiana e ne infettano così la caratura, le ambizioni, i risultati. Vero sport nazionale, la lamentela aprioristica. Che sbuffa indifferenza tricolore e che sospira sogni a stelle e strisce. Che sputa merda appena guarda la carda d’identità di un gruppo e che invece mangia shit con gusto e voracità. E giù a dire che non ce la faremo mai, che mancano le band, che manca la musica.

La risposta a tutto questo è Muzak. Un gruppo che ha caratura, ambizioni, risultati. Un gruppo nazionale dalle prospettive internazionali. Un gruppo che cavalca la sfida e ne esalta gli aspetti adrenalinici. Un gruppo su cui puntare al 100%.

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