Da un gruppo che si chiama Kerosene verrebbe spontaneo aspettarsi una proposta musicale intensa, e passionale: “Nomen Omen”, come dicevano i latini.
Ed invece è proprio il contrario, e questo gruppo ligure si propone come attore di un rock scarno e lieve; ben lungi dal prorompere qualsivoglia intensità e vigore. Andando, così, a comporre una ineguaglianza “kerosene-mancaza di infiammabilità” che non va intesa come banalità ma come la giusta moneta per ripagare un disco che ha nell’inconsistenza lirica (è sviluppato, perlopiù, su rime alternate: tagadà-qua, pietà-sarà, amore-sudore-pudore, etc. etc.), nelle sonorità fiacche ed in interpretazioni vocali timide ed insicure, i suoi tratti fondamentali.
E così, alla fine, ne esce un lavoro che scivola via senza trasmettere grosse emozioni e le cui vampate di originalità sono spente da una generale mancanza di carattere.
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