Ex-Otago
Tanti saluti 2007 - Alternativo

Tanti saluti

Che bello che esista un gruppo come gli Ex-otago! Una delle esperienze live più divertenti che si possa immaginare e due dischetti colmi di canzoncine così belle e semplici da risultare quasi inafferrabili: il primo, il misconosciuto ma geniale “The Chestnut's time” (Vurt 2004), a farli assurgere a numi di un piccolo e crescente culto e questo “Tanti saluti” a confermare tutte le caratteristiche vincenti del gruppo messe a fuoco dalla mano di Riotmaker.

Riotmaker, appunto: era lecito temere che un'etichetta dall'estetica e dal suono così ben definiti potesse snaturare il progetto intingendolo a fondo nei propri canoni, ci si compiace invece nel verificare che gli Ex-otago restano gli Ex-otago, solo con una produzione ben definita. Mossa intelligente perchè tutti possono prendere due tastierine Casio, una chitarra acustica e una batteria e pensare di farci della musica nascondendosi dietro un dito lo-fi e sentirsi a la page, ma trovatene altri in grado di fare queste canzoni. Melodie di cui non si può più fare a meno, figlie di certo beat anni '60 (“Che tempo che faceva”), come di certo indie-pop odierno con gli anni '80 nel midollo, testi che dall'italiano muovono verso un inglese al limite del maccheronico per creare veri e propri inni da cantare con enorme partecipazione emotiva. Salta in mente il Bugo degli esordi, quello che tra improbabili rap freestyle e melodie sbagliate cantava dei baci della nonna e della benzina: è il trionfo della glocalizzazione, temi così piccoli da essere nel DNA di tutti, esperienze che riaffiorano dall'infanzia con i loro sapori e oggetti. Gli Ex-otago sono un giocattolo a cui ci si affeziona e che non si butterebbe mai via, di quelli che a guardarli strappano un sorriso, quando non una risata vera e propria, perchè, oltretutto, sono pazzi e veri, lo-fi nell'anima e nell'attitudine. Risultano anche garbatamente commoventi, come il ricordo delle vacanze di Natale dell'infanzia o come le cartoline di qualche estate passata da tempo, come quando scrivono una canzone dedicata a un cane adorato per sedici anni (“Song for Sasha”), o ad un fruttivendolo costretto a chiudere per l'apertura di un supermarket nella stessa via (“Amato the greengroacer”), il tutto rimanendo nell'ambito di una malinconia contrappuntata da elementi goliardici (“Radio scapolo d'oro” e qualsiasi loro live).

Non riuscirà “Tanti Saluti” a restituire ciò che sono gli Ex-otago in concerto (cosa, del resto, fallita anche dal precedente), ma è di certo una perfetta fotografia della loro unicità ed è facile innamorarsene.

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