C’è un senso di irritazione che mi pervade appena parte il disco. Che con un nome come Bianconiglio, m’aspettavo giocose filastrocche di bimba mangia-funghi e invece. Forse quel rabbit-simil-joker-di-batman col ghigno satanico da proposte nefande sulla copertina avrebbe dovuto suggerirmi qualcosa.
Ne “Lo Scatolino Sporco” invece c’è rock tostarello, con la voce principale che ha l’attitudine al nasale stile Samuel dei Subsonica e con seconda voce che urla alla Korn, che potrebbe sembrare un’accoppiata originale, ma stride. Ci trovo piuttosto un patchwork di giri di chitarre più o meno sentiti, riff vocali ogni tanto vitali, testi in italiano interessanti che per la maggior parte del disco vengono ben interpretati grazie alle strutture musicali. Va bene finché non si tuffano di testa nelle incazzature stilistiche troppo americane. Il rischio scopiazzamento rischia di fare capolino. Mi riservo di sorvolare su "Eleanor Rigby".
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